C’è timore nella zona di Castelvetro, dove l’Inalca –il grosso stabilimento di lavorazione carni - avrebbe in programma un progetto di ampliamento che prevede anche nuovi impianti. L’azienda ha già ottenuto l’ok dall’Arpa, a febbraio si attende la Conferenza dei servizi. Intanto però, il comitato No impianti Biomasse Terre di Castelli, che già nel 2012 si era battuto contro la costruzione di un inceneritore Inalca, poi bloccata, ora teme nuove ripercussioni per la zona.
“I due impianti, quello del 2012, e quello del dicembre 2019, sono fondamentalmente differenti –ha detto Luciano Bozzoli, del comitato, intervistato da Chiara Tassi- Il primo infatti prevedeva l’estrazione dei grassi animali dai cascami di macellazione per produrre un combustibile che, immesso in grossi motori navali, avrebbe prodotto energia in cogenerazione. Questo ultimo impianto, invece, è relativo alla lavorazione di matrici alimentari per ottenere sempre prodotti alimentari. Ciò non toglie che quel tipo di lavorazioni, qui in zona, è già praticato da altre ditte - ce ne sono come minimo tre- e si sa bene che a Castelnuovo ogni tanto si sentono dei cattivi odori. Questa è l’unica preoccupazione che il comitato abbia in questo momento. Non è vero, come ha scritto la scorsa settimana un quotidiano locale, che lo stabilimento brucerà ossa e interiora dei bovini macellati: nel progetto presentato non c’è alcun cenno a questo tipo di lavorazione.
Quindi a quanto ne sapete voi non si produrrebbero sostanze nocive immesse in atmosfera?
Diciamo che, stando al progetto, potenzialmente quel tipo di lavorazioni può provocare delle puzze, ma non è più prevista la fuoriuscita di tutti quegli inquinanti che invece c’erano nel progetto del 2012.
Giovedì 23 gennaio presso l’Agriturismo Zanasi di Settecani è previsto un incontro pubblico (dalle ore 20.45) per parlare del progetto