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La App Immuni rischia di essere inutile per il tracciamento dei casi

Serve il contatto di ben 2 operatori dell'Asl prima di riuscire ad inserire il proprio codice di positività

Lascia un commento | Tempo di lettura 307 secondi Regionale - 13 Nov 2020 - 12:29

Il dpcm dello scorso 19 ottobre prevede che le Asl siano “obbligate a inserire i codici relativi al sistema di tracciamento dei contatti in caso di positività”. Un modo, è scritto nel decreto, per rendere più efficace il contact tracing attraverso l'utilizzo dell'App. Ma la questione non è così semplice: non c’è mai stato e non c’è nemmeno ora nessun automatismo da parte dell’Azienda sanitaria, ma anzi servono numerosi passaggi –e chiamate- perché l’inserimento avvenga. E i tempi si allungano, rendendo pressoché nullo il tracciamento di eventuali positivi. Chiara Tassi ha approfondito la questione con la dott.ssa Emanuela Bedeschi, direttrice di igiene pubblica dell’Asl di Reggio Emilia.

Dott.ssa quindi ancora oggi è necessario parlare con un operatore per completare il processo di inserimento di un positivo su Immuni?

Si, e poi non con tutti gli operatori Asl perché il sistema prevede che ci siano delle persone abilitate a questo. Noi, ad esempio, abbiamo abilitato una decina di persone per fare questi inserimenti.
Il percorso prevede che nel momento in cui noi contattiamo le persone positive e queste ci dicono di aver già scaricato la app Immuni –che, voglio ricordarlo, se viene attivata successivamente non dà indicazioni, dato che i dati da leggere sono quelli relativi al periodo precedente il tampone- si dia il via al percorso che si conclude con l’inserimento del codice sulla App.

Io però ho parlato con diversi positivi che mi hanno detto che a loro nessuno dell’Asl, una volta contatti, ha chiesto se avessero scaricato la app. E’ possibile?

Gli intervistatori hanno un modulo per fare l’inchiesta e nell’elenco delle domande –che però non sono tutte obbligatorie- c’è anche quella relativa ad Immuni. Nelle schede che ho visto personalmente il campo relativo alla app è spesso compilato. E se c’è scritto che le persone hanno Immuni poi queste vengono ricontattate.
 

Quindi non è la persona che contatta i positivi la prima volta che fa l’inserimento in quel momento?

No, noi con la prima intervista raccogliamo nomi e numeri delle persone positive che hanno la app, che se devo essere sincera purtroppo non sono tante. Questi poi vengono passati ad una collega che effettua le richiamate e gli inserimenti insieme ai diretti interessati.
Qualche segnalazione, poche, devo dire che c’è stata di persone che, attraverso Immuni, hanno saputo di essere entrate in contatto con un positivo. Solitamente a chi viene allertato dalla app raccomandiamo prudenza e, in casi specifici, un tampone di controllo che serve di solito da conclusione della sorveglianza perché siamo già a 10/14 giorni dal possibile contatto a rischio.

Ma ad oggi dopo quanti giorni la Asl riesce a contattare un caso positivo al tampone (e quindi in caso a dare poi il via alla procedura anche per l’inserimento su Immuni)?

La situazione è variegata ma ci siamo dati una regola. Entro 24 ore contattiamo le persone risultate positive che sono tra le categorie a rischio: bimbi e ragazzini sotto i 15 anni, personale sanitario, quello delle cra e tutte le persone segnalate come contatti stretti che sono diventati casi. Per le altre persone invece abbiamo ritardi anche di 8/9 giorni, stiamo finendo ora le chiamate ai tamponi positivi degli ultimi giorni di ottobre. Fino a che avevamo 150-180 casi al giorno nella nostra provincia eravamo sempre in pari, chiamavamo tutti entro il giorno dopo, da quando i casi sono diventati più di 250 in modo costante abbiamo accusato un ritardo che stiamo cercando di recuperare in questi giorni anche con l’inserimento di nuove persone che fanno le chiamate e le interviste.
Dal primo di novembre comunque l’Azienda ha attivato un sistema automatico per cui la persona riceve per e-mail l’esito del tampone positivo, il certificato per poter essere isolato e tutte le informazioni su come deve essere fatto l’isolamento. Sempre per e-mail arriva poi ai positivi la richiesta di indicarci i nominativi di famigliari stretti che a loro volta vengono messi in isolamento in modo automatico.
Con il contatto telefonico poi si va a chiarire la situazione e a prenotare i tamponi per il proseguo della presa in carico.

Parlando di staff, quante persone avete inserito ultimamente?

Siamo partiti con 20/25 persone, che era tutto il personale sanitario del servizio non impegnato in altre attività, come le vaccinazioni. Poi abbiamo avuto l’integrazione di 12 medici di medicina generale in formazione e, dalla scorsa settimana, abbiamo 13 medici della Protezione Civile, ragazzi appena laureati tutti formati e messi a fare indagini. Adesso riusciamo a fare anche più di 300 indagini al giorno ma stiamo faticosamente recuperando il pregresso, creatosi da quando i casi sono improvvisamente aumentati e le persone formate non erano ancora a disposizione.

Mi pare di capire però che al momento Immuni più che per un reale tracciamento sia utilizzata per una sorte di “raccolta dati” utile per fare statistica o, in caso, per le chiusure di pratica…

La chiusura di pratica è importante nel senso che noi abbiamo l’informazione di una persona che ha avuto un possibile contatto a rischio. E questa persona la controlliamo, chiedendo ad esempio se ha avuto la comparsa di sintomi o accertando la situazione, in caso, con un tampone. Quindi, se utilizzata in questo modo, anche se non è tempestiva, Immuni permette a queste persone che hanno avuto un contatto a rischio di essere controllate. Non si tratta quindi di raccogliere un dato statistico ma è un modo per fare un controllo.

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