Bambini e ragazzi sono messi a dura prova in questo periodo di emergenza: pesa il fatto di non poter vedere gli amici, di non poter condividere le esperienze, di non praticare sport. Conseguenza? Gli adolescenti si isolano sempre di più, passano le giornate davanti agli schermi, seguono le lezioni online mezzi assonnati, poi giocano o chattano a lungo. Cresce la rabbia, la frustrazione ed aumentano i disturbi d’ansia e d’umore. “Importante saper cogliere i segnali di disagio - spiega il professor Ernesto Caffo, ordinario di Psichiatria Infantile e adolescenziale all’Università di Modena e Reggio – Da una parte per i bambini più piccoli molto dipende dal clima famigliare, dall’opportunità che c’è da parte dei genitori di condividere con i figli le loro paure, le loro emozioni anche cercando di evitare che la televisione, ad esempio, possa diventare un elemento di ulteriore di disagio. Quindi - continua il professor Caffo - occorre che gli adulti siano più presenti con i figli. Per quanto riguarda invece gli adolescenti quello che manca ora è il rapporto tra pari: la condivisione di spazi di vita che sono non solo fisici ma anche mentali, in cui i ragazzi vivono le loro emozioni, le loro storie. I genitori devono cogliere i segnali del loro disagio e cercare di facilitare in tutti i modi i rapporti tra coetanei. Vediamo aumentare, in queste settimane, disturbi d'ansia, d’umore, comportamenti in qualche modo autolesivi dei ragazzi e questo è un segnale che dobbiamo cogliere per poter avere delle risposte. Il mio consiglio è di parlare con loro, condividere, non lasciarli soli. E la scuola - conclude Caffo - è fondamentale perché rappresenta il contenitore in cui i ragazzi possono elaborare delle strategie e gli insegnanti sono, devo dire, molto attivi ad essere di supporto".