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Modena Cronaca Non solo ristoranti, ma anche i teatri colpiti dall'emergenza Covid

Non solo ristoranti, ma anche i teatri colpiti dall'emergenza Covid

Anche il settore culturale, in particolare i teatri sono stati colpiti dalle limitazioni vigenti, e al momento, non si intravede un’ipotesi di riapertura.

Lascia un commento | Tempo di lettura 144 secondi Modena - 14 Jan 2021 - 10:29

Non solo i ristoranti: tra i settori più colpiti dalla crisi dovuta all’emergenza Covid c’è sicuramente quello dei teatri che come i cinema hanno dovuto chiudere i battenti e, al momento,  non si intravede un’ipotesi di riapertura. Giada Chiari ha intervistato Berto Gavioli direttore del teatro Michelangelo…

Si parla tanto dei ristoranti e ristoratori, ma i teatri sono altrettanto dimenticati se non di più, è così?

Purtroppo la situazione generale è così, ed è pesante. Perché se è vero che è fondamentale la scuola, e su questo non ci piove, è fondamentale anche però tutto il resto del sapere. Penalizzare completamente la cultura, il teatro in particolare, quindi lo spettacolo dal vivo è veramente un disastro per il paese e per chiunque”.

A livello di teatro Michelangelo com’è la situazione? Avete ricevuto almeno dei ristori o qualcosa per mandare avanti il teatro?

Sì, un po’ di ristori li abbiamo ricevuti per coprire quelle che sono comunque le spese correnti che in ogni caso ci sono in una struttura chiusa, e vanno poi per poter garantire l’eventuale ripresa e la riapertura. Però quello che manca totalmente, ed è la cosa che pesa di più in assoluto per quanto riguarda Modena è l’attenzione da parte dell'amministrazione della città nei confronti di una realtà così importante e radicata dopo 32 anni di attività. L’assenza totale da parte loro nei confronti del teatro Michelangelo è per me molto grave.”

Cosa vi aspettavate ?

Una presenza, e ripeto non avendo mai e dico mai nell’arco di 32 anni di attività ricevuto nessun tipo di riconoscimento da parte dell'amministrazione, che ci ha sempre detto “ah voi siete bravi”. Come se bastasse essere solo bravi per restare in piedi. E in effetti lo siamo stati bravi, se dopo 32 anni di attività siamo ancora vivi. In un momento del genere servirebbe l’affermazione di un principio, riconoscere una realtà culturale e della città come questa deve essere sostenuta, soprattutto in un momento come questo e diventare per il futuro anche a regime. Nel senso di dire esiste un comparto, una struttura di teatri della città, nella quale anche il Michelangelo (pur essendo privato nella gestione) va riconosciuto. Creare una rete, che è dei teatri e delle attività culturali della città e credo che Michelangelo debba farne parte a pieno titolo. Occorre un segnale preciso, una volontà che non è soltanto economica, ma politica.”

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