Rashid, marocchino d’origine, in Italia dal 2000, abita all’R-Nord dal 2012. Si è trasferito qui con la sua famiglia -moglie e figlia che al tempo aveva 3 anni- dopo un periodo a Formigine. Paga 400 euro d’affitto al mese.
“Vivere all’R-Nord è impossibile: ci sono spacciatori 24 ore su 24, sempre ubriachi, ci sono prostitute di notte e di giorno e un vai e vieni costante dei loro clienti. Mia figlia, che ora ha 9 anni, mi fa domande, capisce che intorno a lei c’è qualcosa che non va. E piange, piange sempre più spesso, come mia moglie. Ormai siamo all’esasperazione”. Rashid racconta delle notti insonni, delle minacce subite se qualcuno si attenta a dire qualcosa, racconta di quando ha rischiato di prendersi una bottigliata in testa –di fronte a figlia e moglie- perché ha richiamato un uomo che stava facendo pipì davanti alla porta del suo garage. “Il problema è che tutti sanno ma nessuno fa niente. Io in persona sono stato tre giorni fa al Portierato Sociale che ha sede sotto il palazzo, ma gli assistenti sociali non fanno nulla. Sembra che nessuno possa fare nulla. E il Comune non controlla nemmeno chi vive negli appartamenti gestiti da Acer: in molti hanno ottenuto l’assegnazione dicendo di abitarci con la famiglia poi hanno rimandato nel paese d’origine moglie e figli e ora subaffittano i posti letto ad altri stranieri”.
Noi abbiamo quindi contattato Acer, che -al momento via mail, ma contiamo presto in un’intervista in cui approfondire il tema- ci ha informato che i 13 alloggi di proprietà di CambiaMo (costituita da Comune di Modena e Azienda Casa Emilia-Romagna della Provincia di Modena) e l’alloggio Acer sono affittati al momento –e dal 2015- a canone concertato ad altrettanti nuclei familiari il cui capofamiglia ha nazionalità non italiana. “Trattandosi di contratti a canone concertato –si legge nella e-mail di Acer- non sono previsti, come per gli ERP, controlli sistematici, ma la presenza di un nostro operatore tecnico addetto alla manutenzione dello stabile fà si che la situazione sia monitorata, unita anche alla presenza del Portierato Sociale in loco”.
“Non viene mai nessuno a controllare, le forze dell’ordine passano ma non si fermano, al portierato sociale ci ascoltano ma poi non fanno nulla. Così non serve” conferma Kohuana, che vive all’R-Nord dal 2014. “La sera non usciamo mai, ma mia moglie ha paura anche di giorno: se non ci sono io in casa non apre mai la porta, e anche io, quando lo faccio, ho paura”. Praticamente barricati tra le mura di casa.
La zona è da tempo oggetto di interventi di riqualificazione: diverse le attività che all’R-Nord si sono insediate, tra cui una palestra, uno studentato universitario, uno spazio di co-working. Completamente ristrutturata anche la sede della coop. Ma a quanto pare, nonostante gli ingenti investimenti, anche pubblici, i benefici per chi vive nella zona stentano ad arrivare: “Non è cambiato niente, negli ultimi anni” dice Kohuana e gli fa eco Rashid “Anzi, la situazione è peggiorata”.
Tutto ciò a dimostrazione che tinteggiare le pareti e realizzare progetti pur validi ma non accompagnati da un cambiamento radicale, in realtà non serve a cambiare il volto ad una zona di Modena che viene considerata il buco nero della città. Nonostante si trovi a pochi, pochissimi, passi dal centro.
Chiara Tassi