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Reggio Emilia Cronaca Batterio killer: due decessi al Salus Hospital di Reggio Emilia

Batterio killer: due decessi al Salus Hospital di Reggio Emilia

Per altri due casi sospetti sono in corso verifiche, mentre per un centinaio di cartelle l'indagine deve partire

Lascia un commento | Tempo di lettura 291 secondi Reggio Emilia - 21 Nov 2018 - 10:51

Due decessi accertati in Emilia-Romagna, causati dall'infezione da Micobatterio Chimera. Per altri due casi sospetti sono in corso verifiche, mentre per un centinaio di cartelle, su 134, l'indagine deve partire. È l'esito a ieri dei controlli avviati dalla Regione in seguito alla richiesta da parte del ministero della Salute che vuole individuare tutte le persone infettate tra il 2010 e il 2018 dal batterio responsabile della morte di un anestesista vicentino, deceduto il 2 novembre, e per la cui infezione sono in corso accertamenti su altri casi sospetti in Veneto.

"Abbiamo due casi di decesso causato dall'infezione di quel batterio, avvenuti al Salus Hospital di Reggio Emilia, casi che abbiamo segnalato al ministero della Salute quest'estate - spiega l'assessore alla Sanità dell'Emilia-Romagna Sergio Venturi - su altri due casi sospetti sono in corso le verifiche. Si tratta di eventi molto rari che fanno pensare che tutto sia legato a un lotto particolare di macchinari prodotti dalla stessa azienda. Comunque stiamo facendo tutto ciò che è necessario per essere sicuri che non ci siano più infezioni".

I macchinari cui si riferisce sono macchine cuore-polmone che consentono la circolazione extracorporea durante particolari interventi di cardiochirurgia. La Regione sta preparando un'informativa che invierà a tutti i pazienti operati nelle cardiochirurgie che hanno richiesto l'utilizzo della macchina cuore-polmone. "Vogliamo informarli che ci sono state queste infezioni e che qualora avvertissero quei sintomi per periodi prolungati si rivolgano al proprio medico di base", sottolinea Venturi. 

"Abbiamo chiesto la sostituzione di tutte le macchine potenzialmente a rischio o un loro adeguamento per evitare che
si crei una sorta di aerosol in sala operatoria che può essere l'ambiente di diffusione del batterio", spiega Licia Petropulacos, direttrice generale Cura della persona, salute e welfare della Regione Emilia-Romagna.

(ANSA)

Pubblichiamo la precisazione di Salus Hospital: 

"In riferimento ai pazienti operati presso Salus Hospital fra il 2011 e il giugno 2015 e segnalati in seguito alla presunta contrazione del Mycobacterium chimaera, su circa 2mila interventi cardiochirurgici eseguiti presso la struttura di Reggio Emilia, si evidenzia che attualmente sono stati presi in considerazione solo due casi. I pazienti cardiochirurgici coinvolti nell’indagine erano affetti da polipatologie e al momento non risultano ulteriori comunicazioni di casi accertati. È opportuno rendere noto che all’epoca dei fatti, l’esistenza e la probabilità di esposizione al micobatterio tramite l’utilizzo di questi macchinari non poteva essere conosciuta in quanto la conoscenza di tale problematica è avvenuta per il mondo medico italiano successivamente ai fatti citati. I macchinari in questione sono prodotti dall’azienda Stockert di Friburgo, Germania. La manutenzione delle due macchine è stata eseguita dall’azienda distributrice italiana con cadenza annuale, seguendo le indicazioni per il trattamento dell’acqua con l’azione battericida e attenendosi anche a quanto indicato nell’avviso di sicurezza di Sorin del 2015 e dalle linee guida EU protocol for case detection laboratory diagnosis and enviromental testing of Mycobacterium chimaera. Si evidenzia altresì che i rigorosi processi di sterilizzazione degli ambienti, del personale preposto per tutto il periodo di impiego dei macchinari e dei macchinari stessi in uso nelle sale operatorie di Salus Hospital sono sempre stati eseguiti con estrema accuratezza di tutti i protocolli previsti. E tutti i certificati di analisi sono sempre risultati negativi al Mycobacterium chimaera. Inoltre in seguito alle indicazioni ricevute sia dallo stesso fornitore, sia dall’Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia e dalla Società Italiana di Cardiochirurgia, i macchinari sono stati immediatamente dismessi e sostituiti con modelli aggiornati, prima della verifica delle autorità inquirenti. L’Ospedale ha sempre attuato con tempestività tutti gli adeguamenti e le verifiche richieste e necessarie al corretto utilizzo dei macchinari, con l’obiettivo di preservare in ogni aspetto la salute dei pazienti e degli operatori. In relazione alle dichiarazioni riportate sugli organi di stampa da parte dell’Assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna, la direzione sanitaria precisa che i decessi non sono avvenuti a Salus Hospital; così come risulta nella nota ufficiale dell’AUSL di Reggio Emilia datata 31 Luglio 2018, “…i pazienti precedentemente operati presso Salus Hospital per interventi cardiochirurgici, alcuni dei quali deceduti verosimilmente in conseguenza dell’infezione contratta, è emersa la probabilità molto elevata che l’infezione sia stata acquisita in seguito all’esposizione al dispositivo di riscaldamento/raffreddamento utilizzato per condurre gli interventi chirurgici in argomento…”. Pertanto, il presunto legame fra alcuni dei decessi e le infezioni tramite il macchinario di riscaldamento extracorporeo è attualmente ancora in fase di valutazione da parte degli organi preposti". 

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