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Modena Cronaca Sanità: crollano gli iscritti a chirurgia generale mentre per 7 posti da infermiere partecipano in 9mila

Sanità: crollano gli iscritti a chirurgia generale mentre per 7 posti da infermiere partecipano in 9mila

Intervista alla Dott.ssa Micaela Piccoli, Direttore della Chirurgia Generale, d'Urgenza e Nuove Tecnologie dell'Ospedale di Baggiovara

Lascia un commento | Tempo di lettura 276 secondi Modena - 19 Dec 2018 - 10:36

Si sono tenute ieri e ieri l’altro a Piacenza, le prove del mega concorso per la selezione di 7 infermieri destinati all'Emilia –di cui 2 a Modena- e a cui si sono iscritti quasi 9mila candidati.

Sono numeri invece ben diversi quelli che riguardano i chirurghi: il numero di iscritti a Chirurgia infatti sta crollando. Ma aumentano le donne, come ha confermato la dottoressa Micaela Piccoli, Direttore della Chirurgia Generale, d'Urgenza e Nuove Tecnologie dell'Ospedale di Baggiovara, una delle 4 donne in tutta Italia a capo di un reparto di Chirurgia Generale: “Non parliamo di futuro: si tratta di un’emergenza già in atto – dice la Piccoli- su 12mila neolaureati che quest’anno hanno partecipato al Concorso per le Scuole di Specializzazione (concorso in cui i neolaureati scelgono la propria specializzazione dopo il conseguimento della laurea in Medicina e Chirurgia, ndr) meno di 90 hanno deciso per chirurgia generale come prima scelta”.

Secondo la dottoressa Piccoli, uno dei principali motivi del calo, per non dire crollo, del numero di iscritti alle scuole di specializzazione in chirurgia generale –che si riflette, poi, di fatto, nello scorso numero di chirurghi disponibili per le sale operatorie- sta nel fatto che questo mestiere venga oggi visto dai giovani come totalizzante: “Il nostro è il mestiere più bello del mondo –puntualizza la Piccoli- per le emozioni che dà, perché si può lavorare con le tecnologie più avanzate, senza contare poi le soddisfazioni. Insomma, diciamolo, non si tratta di un lavoro che "ti rovina la vita", certo è però che deve essere reso più appetibile, compatibile con una normale dinamica familiare e sociale”. Senza contare poi che nei prossimi anni, numeri alla mano, il mondo medico, e così anche quello della chirurgia, sarà sempre più femminile: “Oggi il 70% degli iscritti a Medicina è donna, e anche noi dobbiamo essere messe nella condizione di poter fare questo mestiere. Io non ho figli ma sono sposata. In reparto ho però due colleghe chirurghe che hanno dei bambini, a dimostrazione che, con una forte motivazione, si può fare questo lavoro e, contemporaneamente, metter su famiglia”.

In un mondo medico che si sta modificando, sono ancora una volta le donne a portare il peso di un cambiamento che a questo punto pare diventare sempre più necessario. A cominciare già dalle Università, dove il caso italiano è del tutto anomalo rispetto al resto d’Europa: da noi, infatti, gli specializzandi hanno modo di esercitarsi direttamente sui pazienti solo in qualche isola felice, tra cui Modena. Troppo spesso, invece, questi giovani vengono lasciati solamente a guardare ciò che fanno i chirurghi più esperti, a scapito della loro motivazione, nonché della loro formazione sul campo: “In Italia è possibile arrivare a conseguire la specializzazione in Chirurgia avendo eseguito pochissimi interventi – spiega la Piccoli- La vera formazione, da noi, comincia solo quando si viene assunti da un’Azienda Ospedaliera. E si hanno già 30 anni. Nel resto dell’Europa, invece, le cose non stanno così. Nel Regno Unito, ad esempio, per conseguire la laurea specialistica devi aver sostenuto migliaia di interventi “certificati”, prova che sei pronto per affrontare la sala operatoria".

Quindi pochi nuovi chirurghi e per altro poco utilizzati. E il motivo? "Il problema è che in Italia molto spesso le Scuole di Specialità hanno pochi letti a disposizione negli ospedali, e quindi pochi interventi da affidare agli specializzandi -continua la Piccoli- Un loro impiego maggiore, invece, garantirebbe in primis un’adeguata formazione di questi nuovi medici. Senza contare poi l’utilità del loro coinvolgimento in interventi di routine. Nel mio reparto, a Baggiovara, gli specializzandi sono una ricchezza, un aiuto prezioso per la gestione dei 44 letti del reparto, degli ambulatori, delle sale operatorie, nonché fondamentali per garantire i riposi dei colleghi".

Una professione affascinante, quella del medico, e quella del chirurgo forse ancora di più, che chi ha la vocazione per alcuni mestieri, quello che più ama fare è proprio stare in prima linea. Ma certo è che si tratta anche di una professione fatta di sacrifici: “Le rinunce e le responsabilità di ogni giorno –conclude la Piccoli- unite a un’incidenza di contenziosi medico-legali altissima e una remunerazione inadeguata fanno si che oggi la nostra professione sia vista come poco appetibile. Ma le cose possono -e devono- cambiare”. Necessariamente, se non vogliamo lasciarci sfuggire alcuni dei più interessanti cervelli giovani del nostro paese per poi trovarci “costretti” ad importare dall’estero medici di chirurgia generale che operino nelle sale dei nostri ospedali.

Chiara Tassi

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