“L’infausta avventura che ha colpito la nostra famiglia domenica 10 marzo alle ore 22 è stata un momento terribile che ha stravolto le nostre vite. Si è trattato di un vero e proprio incubo che difficilmente dimenticheremo.
Nostro padre Umberto è stato colui che ha subito i colpi più duri, sia psicologicamente che fisicamente. A seguito degli accertamenti medici la prognosi è di 45 giorni.
Anche la nostra adorata collaboratrice che vive, lavora con noi da oltre 10 anni e che ogni giorno accudisce nostra madre inferma, ha subito violente percosse e a lei va il nostro più caloroso abbraccio.
Non vogliamo riportare alla memoria quei momenti di terribile violenza. Sono stati 15 minuti di terrore e agonia, che potevano sfociare in una vera e propria tragedia e quindi ci riteniamo molto fortunati. Abbiamo seriamente temuto per la nostra vita.
Tutto quello che ci auguriamo ora è di superare lo shock e la paura al più presto, anche se non sarà affatto facile.
Attualmente sono in corso le indagini e quindi confidiamo che la giustizia faccia il suo corso, avendo piena fiducia nelle forze dell’ordine.
Ci teniamo in questa occasione a ringraziare tutte le persone che in questi giorni attraverso un messaggio, una parola o una chiamata ci hanno dimostrato affetto, vicinanza e solidarietà. Tra i tanti abbiamo ricevuto la chiamata di un’amica collega imprenditrice che più di 20 anni fa subì un analogo episodio e ciò che ci sconvolge è che a distanza di tanti anni nulla sia cambiato e che ancora possano succedere cose di questo tipo.
Crediamo che le istituzioni e la politica debbano ancora fare molto per la difesa e la tutela di onesti e diligenti cittadini.
Volendo fare tesoro della nostra terribile esperienza invitiamo tutti a prestare sempre molta attenzione e a tenere la soglia di guardia alta perché purtroppo questi delinquenti vivono in mezzo a noi, conoscono le nostre abitudini e sanno quando e come colpire.
Rinnoviamo anche un sincero ringraziamento verso le forze dell’ordine per l’impegno che stanno dimostrando e tutta la comunità per l’affetto e la solidarietà che abbiamo ricevuto.”
Monica, Enrico e Massimo Grampassi