Fiaccolata il 30 agosto alle 20 in piazza Martiri di Belfiore a Mantova per testimoniare “vicinanza” ai genitori coinvolti in storie di affidi forzati. Ad organizzarla il modenese Alberto ed Elena, mantovana: la loro bimba aveva solo un mese di vita quando è stata data per oltre 270 giorni ad una famiglia affidataria. Dopo una lunga battaglia ora la piccola è tornata a casa.
La vicenda di Alberto e Elena comincia da Mantova dove la coppia ha vissuto fino a maggio 2018. I due ragazzi si conoscono dal 2013 e nel 2018 decidono di “mettere su famiglia” sposandosi. Per una depressione sviluppatasi negli anni precedenti, Elena frequenta il servizio psichiatrico mantovano.
Dopo il concepimento della bimba, per il bene della piccola, i medici di base e lo staff medico in accordo con la coppia valutano la sospensione delle cure. Non è dello stesso avviso il servizio psichiatrico in particolare il medico che ha in cura la donna, convinto invece che Elena avrebbe dovuto assumere farmaci tutta la vita, consigliandole di abortire ed infine paventando il rischio di un intervento da parte del Tribunale dei Minori qualora la mamma avesse deciso di proseguire la gravidanza. La coppia, terrorizzata, decide quindi di spostarsi e trasferirsi a Modena dove vivono i genitori e tutta la famiglia del marito. Guadagnata così la sicurezza di essersi allontanati dal clima ostile verso la mamma e il futuro bambino, la gravidanza di Elena procede nella normalità. La piccola nasce all'Ospedale di Sassuolo ma nel corso dei giorni di degenza lo staff medico viene a conoscenza del trascorso della madre. La puerpera viene immediatamente sottoposta, forzatamente, ad una cura farmacologica, 8 accertamenti sanitari obbligatori in 4 giorni e visitata mattina e sera da squadre di medici, psicologi ed infermieri. Sotto questa pressione Elena perde il latte, non viene aiutata dalle ostetriche che anzi la denigrano invitandola a ricorrere al latte artificiale sminuendo la sua angoscia. La neonata intanto, nata con alcune settimane di anticipo, viene ricoverata nel reparto di Pediatria.
Escludendo totalmente la figura del padre Alberto, e di tutti i nonni, l'equipe dell'Ospedale contatta il Tribunale dei Minori. La bimba viene assegnata ad una famiglia affidataria per nove mesi: i genitori hanno la possibilità di vederla solo una volta la settimana e sotto la supervisione di educatori.
Dopo nove mesi di battaglie legali e grazie ad una “fortissima coesione familiare” dice Alberto “siamo alla fine riusciti a riportare a casa nostra figlia”. Ad aiutare papà e mamma che si sono battuti insieme ai nonni per riavere la piccola, anche l'avvocato modenese Francesco Miraglia che sta aiutando molte altre famiglie a riavere i propri figli.
