Si terrà stasera alle 20.45 nella sala civica Raggio di Sole di Medolla un’assemblea pubblica per parlare delle Case Famiglia della zona, ed in particolare delle due più problematiche, i cui minori da tempo stanno creando non pochi grattacapi ai residenti. Chiara Tassi ha intervistato Lavinia Zavatti, tra gli organizzatori dell’iniziativa…
“Questi ragazzini ci tengono in scacco: furti, aggressioni, anche a rappresentanti delle forze dell’ordine, come è accaduto a San Felice, o peggio ancora il caso della sala slot di Mirandola dove in 4, col volto coperto da un passamontagna, hanno fatto inginocchiare il titolare per poi minacciarlo con un cacciavite e portar via 30mila euro. Quindi no, non siamo tranquilli: nonostante siano giovani noi medollesi, ma anche i residenti dei comuni limitrofi, non siamo tranquilli”.
Ma com’è possibile che questi ragazzini non siano controllati, siano fuori ad ogni ora del giorno e spesso anche di notte?
La segnalazione della non presenza di un minore all’interno della struttura quando questo dovrebbe invece trovarsi lì dovrebbe avvenire da parte degli stessi gestori della casa-famiglia nel momento stesso in cui questo ragazzo non fa ritorno. Quello che però accade è che essendo molti di questi ragazzini allo sbando, questi escono e fanno ritorno “a casa” solo dopo qualche giorno senza nemmeno avvisare. Ed i gestori delle case-famiglia ormai non stanno nemmeno più a segnalare il problema nel momento in cui si verifica ma attendono che l’allarme diventi più grave, che passino magari diversi giorni, altrimenti carabinieri e polizia sarebbero costantemente impegnati a ricercare questi ragazzini sul territorio.
E chi segue i minori all’interno delle strutture?
I proprietari della casa famiglia, nel caso delle due strutture che nel medollese danno maggiori problemi, sono in realtà gli stessi responsabili dei ragazzini, a prescindere dalla sovrastruttura della cooperativa che figura quale gestore. E si tratta di personaggi che più volte sono stati segnalati e che sono ben conosciuti sul territorio. A Medolla, per dire, c’è una terza casa famiglia che si occupa di minori, gestita da altre persone, e che non ha mai dato problemi.
Come funzionano queste strutture?
Si tratta di enti privati che hanno una normativa loro e che non devono per forza seguire quella comunale, nonostante poi i ragazzini siano affidati a queste case-famiglia sia dal Tribunale dei Minori di Bologna sia dai Servizi Sociali nel caso in cui i ragazzini vengono trovati sul territorio comunale e riconosciuti come minori stranieri non accompagnati. Sappiamo poi, e lo abbiamo verificato in Unione, che vengono pagate quelle che secondo noi sono cifre esorbitanti rispetto al servizio che viene erogato: si arriva anche a 140 euro a minore.
Chi dovrebbe vigilare?
Gli stessi gestori delle case famiglia. L’amministrazione, nel nostro caso, ha più volte ribadito, nel corso degli anni, che il problema di queste case famiglia sia stato ingigantito dall’opposizione, che i minori non devono essere condannati ma aiutati. Certo, ma è anche vero che se queste strutture sono diventate da anni un problema per il territorio dev’essere dato un giro di vite: ci vuole un’attenzione diversa al problema, e si devono trovare soluzioni diverse per la case famiglia, in quanto i gestori, ad oggi, non si sono dimostrati in grado di gestirle".
Intanto ad inizio settimana è arrivata una mail in Comune a Medolla in cui Giulia Galavotti, responsabile della casa famiglia La Favola mia, una delle due strutture di cui si parla nell’intervista, ha comunicato all’amministrazione di voler chiudere la struttura, che al momento ospita solamente due minori dopo l’arresto degli altri a seguito della violenta rapina alla sala slot di Mirandola.