Sono stati 9mila, lo scorso anno, gli esemplari di nutria abbattuti dai cacciatori coadiutori degli Atc - Ambiti territoriali di caccia, coordinati dalla Provincia di Modena, lungo gli argini dei corsi d'acqua modenesi.
“L’attività di tutela degli argini contro i danni provocati dalla fauna rappresenta una priorità assoluta - ha sottolineato il presidente della Provincia, Gian Domenico Tomei - che è stata intensificata in questi ultimi anni dopo l’alluvione del 2014. Sulla base della legge regionale, approvata dall'Ispra, che prevede l'eradicazione della specie, abbiamo costituito un modello organizzativo, coordinato dalla Provincia, che coinvolge i cacciatori coadiutori che hanno un ruolo fondamentale con risultati positivi e numeri costanti in questi ultimi anni”.
La nutria rappresenta un potenziale pericolo per la tenuta degli argini stessi, ma non è la sola come sottolinea Stefano Gasperi dell’ATC1 Bassa Modenese: “se da un lato la normativa ha stabilito come le nutrie non siano più da considerarsi animali selvatici bensì alla stregua di topi e arvicole è pur vero che ha dato un giro di vite per quanto riguarda il controllo e la cattura di altri animali come tassi, istrici e volpi responsabili di vere e proprie gallerie nelle arginature dei fiumi. Un’attività fondamentale, quella del loro abbattimento, per garantire la salvaguardia e l’incolumità dei cittadini: l’ultima rottura in ordine di tempo dell’argine del Cavo Diversivo nel Comune di Finale Emilia, ad esempio, come dichiarato dallo stesso Consorzio di Bonifica, è stata provocata dalle tane degli animali fossori. Le volpi, in modo in particolare, oltre alla tana, scavano sette, otto uscite per riuscire a scappare in caso di pericolo e quando l’acqua esonda fa saltare argini perché entra in questa rete di cunicoli”.
Nel 2017, prosegue Stefano Gasperi, “abbiamo catturato più di 500 volpi ma stimo ce ne siamo almeno tre volte tante. La nutria è un roditore certamente dannoso e capace di distruggere gli argini ma fa la tana a filo d’acqua, non entra in profondità. A compromettere maggiormente la sicurezza dei fiumi Secchia, Panaro e Naviglio sono altri animali: registriamo la presenza di una miriade di volpi che, peraltro, oltre a pregiudicare l’incolumità di tutti noi, portano anche la rabbia silvestre, problema sanitario assai rilevante. Ma noi abbiamo le mani legate, non possiamo intervenire”.
Jessica Bianchi - Chiara Tassi