L’attuale emergenza, gli ultimi Decreti e la quarantena stanno mettendo a dura prova molte realtà, tra cui quelle dei circoli ippici, fatte soprattutto dai cavalli della scuola che hanno bisogno di cure e attenzioni quotidiane. Se dal 4 maggio sarà consentita l’attività all’aria aperta, anche per i bambini e gli adolescenti, tuttavia non potranno riprendere le attività sportive di gruppo e tra queste rientra anche l’equitazione. A tracciare il quadro della situazione è Rosalba Governatori presidente di Meraki ASD, che si trova all’interno delle scuderie dell’ippodromo della Ghirlandina di Modena, specializzato anche nell’ippoterapia con ragazzi disabili. “Per un maneggio come il nostro – spiega Rosalba – è un vero disastro perché è strutturato sulle lezioni, quindi non sui privati proprietari, concorsi, agonismo: noi lavoriamo con i disabili, con i bambini, con i ragazzi, facciamo lezioni con piccoli gruppi e i cavalli della scuola si mantengono proprio con queste lezioni. In questi due mesi di stop ci siamo occupati della gestione dei cavalli, del cibo e della pulizia dei box, grazie ad alcune persone che ci hanno dato una mano, bisogna vedere questo stop quanto durerà perché non abbiamo sufficiente autonomia economica.
L’avere interrotto improvvisamente l’attività ha pesato molto su bambini e ragazzi disabili, abituati ad avere questo importante contatto con il cavallo…
Sì, questo è il lato più drammatico perché per un ragazzo disabile, ma questo vale anche per i bambini normodotati, è importante la quotidianità, la ripetizione, l’abitudine, comunque un battito regolare di un’attività che si protrae nel tempo ma è una costante. Avere interrotto improvvisamente questa attività per molti ragazzi è stato un disastro sia dal punto di vista psichico che fisico, ci sono ragazzi che sono regrediti dal punto di vista proprio dell’autonomia del movimento.
Sono circa una trentina i ragazzi disabili iscritti al circolo ippico Meraki. Sono seguiti da Francesca Raisi, istruttrice specializzata nell’ippoterapia, che aveva avviato tanti progetti anche con le scuole. “Le competenze, i progressi ottenuti dal punto di vista dell’autonomia, dell’indipendenza dei ragazzi, il percorso svolto finora si è inevitabilmente interrotto. E non solo, il lavoro che è stato fatto è andato a sfilacciarsi, un po’ di regressione in ciascun ragazzo c’è stata dovuta al fatto che l’attività non è più frequente come prima e si aggiunge al carico emotivo di stress che ha comportato, anche per questi ragazzi, la situazione di emergenza in cui ci troviamo”.