"Il distanziamento sociale che dimezza i coperti, le norme che sono da seguire, come quella di misurare la temperatura al cliente quando entra – commenta Vinicio Sighinolfi del ristorante Vinicio - sono tutti i orpelli che non so se daranno risultati positivi in un’azienda come la mia. Riaprendo l’attività i costi cominceranno a galoppare e si rischierà di vedere pochi clienti perché le atmosfere, il calore, l’approccio stesso con il cliente non sarà lo stesso soprattutto se mi dovrò presentare con mascherina e visiera. E questo vale sia per una realtà come la mia ma anche per i piccoli ristoranti con una trentina di coperti che diventeranno 12: non so se la riapertura ridarà linfa a queste aziende che oggi sono in difficoltà dopo due mesi abbondanti di chiusura. L’alternativa quale sarebbe? Sarebbe che lo stato, fatta un’analisi attenta del comparto, trovasse una maniera di darci un aiuto e farci riaprire in totale sicurezza. Mantenere aperta la cassa integrazione e prorogarla fino a quando il comparto non potrà riappropriarsi della propria personalità che è quella improntata alla convivialità. Non so se la gente correrà al ristorante per poi dover mangiare uno da una parte e uno dall’altra di un plexiglass".
“Noi siamo piccole aziende – spiega Stefano Corghi presidente del Consorzio Modena a Tavola - molto diverse una dall’altra, per cui attuare dei protocolli standard sarà molto difficile. Noi cercheremo di fare sentire il cliente sicuro: speriamo no al plexiglass tra i tavoli, cercheremo di distanziare sicuramente i tavoli, dovremo, in cucina, essere vestiti un po’ come dei medici, adotteremo misure per distanziare anche il cameriere e i clienti, non sarà facile però confidiamo che, con l’aiuto dell’Amministrazione, con l’aiuto dei nostri clienti che hanno sicuramente voglia di vederci, con la nostra buona volontà, riusciremo a fare un ottimo lavoro!”