Non tutti sono entusiasti di queste riaperture. C’è anche chi è scettico, in particolare i ristoratori che, con il clienti dimezzati per il distanziamento sociale rischiano, con l’apertura, di non coprire nemmeno le spese fisse.
Chiara Tassi ha intervistato Rino Duca, chef dell'Osteria Il Grano di Pepe di Ravarino.
“Temo che il costo della riapertura non compensi gli incassi. Riaprire significa riattivare la fornitura degli ingredienti, rimettere in moto professionalità –avevo, ad esempio, un sommelier a chiamata- ma anche richiamare i dipendenti, il tutto per la metà dei clienti. Insomma, a fronte di spese fisse uguali a prima ho la metà degli incassi”.
Quindi continuerà al momento con le consegne a domicilio e il take away?
Si certo. Sono fondamentali e credo le incrementerò. Grazie a questo nuovo modo di lavorare sono riuscito ad abbattere molte spese –ad esempio l’aria condizionata della sala spenta, così come la macchina del ghiaccio- ma non perdere, contemporaneamente, il contatto con i clienti. Senza contare poi che ho l’idea, con l’arrivo dell’estate, di aprire un piccolo ritrovo culinario nel mio orto nella bassa modenese. Un modo per tornare a stare insieme, ma in sicurezza.
Che cosa ne pensa invece di chi aprirà?
Non dico che è sbagliato aprire, anzi. Ci sono ad esempio attività che hanno spazi più grandi, sale più grandi. Per loro ha senso. Il mio locale è piccolino, avevo 18 coperti, quanto è sostenibile ora la mia attività con una capienza massima di 9 persone?!