Ha lasciato un biglietto d’addio in cui spiegava di non riuscire più a sopportare le sofferenze del figlio William Losi, il pensionato di 69 anni che ieri a Carpi ha soffocato il figlio disabile Daniele di 37 anni per poi togliersi la vita. Il ragazzo era tetraplegico e frequentava il centro diurno Nazareno di Carpi, chiuso a marzo per il virus. “Era una persona lieta Daniele – spiega Sergio Zini presidente della cooperativa sociale Nazareno – immagino che la sua sofferenza, che con l’età diventava sempre più grave giorno dopo giorno, magari ha fatto pensare che fosse una cosa insopportabile, immagino questo. Del resto siamo tra due fuochi, da una parte c’è la possibilità di morire per il virus, dall’altra c’è l’aspetto di sostegno che comunque abbiamo sempre cercato di dare a tutte le famiglie, anche durante questo periodo di lockdown. Evidentemente non è bastato.
Quindi vi eravate sentiti in questo periodo di chiusura del centro anche con il papà di Daniele?
Sì, come con tutte le famiglie ci sono state videochiamate, telefonate e messaggi con la chat attiva. So anche di educatori che lavorano qui che hanno avuto rapporti con la famiglia, è un mistero.
Non c’erano segnali di un disagio così profondo?
Io non ne ero al corrente
E’ prevista la riapertura dei centri diurni come il vostro che forniscono un supporto indispensabile alle famiglie?
Sì, è prevista nel senso che ci si sta muovendo in questa cornice difficilissima, stiamo aspettando il via per la riapertura in sicurezza. Ovviamente la prudenza è d’obbligo in questa circostanza e speriamo di poter riaprire al più presto.