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Interdittive antimafia: sono 228 in Emilia Romagna, cresciute di 6 volte negli ultimi 4 anni

"Siamo la prima regione -per numero- a nord di Napoli" dice Zavatti (legalità CGIL) commentando i dati. Ma ciascuno di noi può fare la propria parte

Lascia un commento | Tempo di lettura 277 secondi Regionale - 26 Aug 2020 - 11:56

Sono cresciute di oltre il 25% a livello nazionale nell’ultimo anno, stando ai dati del Ministero dell’interno presentati qualche giorno fa, le interdittive antimafia contro imprese sospette di collusioni malavitose. L’Emilia Romagna, con 228 imprese oggetto di questo pesante provvedimento, è la prima regione del nord dopo Calabria, Campania e Sicilia, davanti anche alla Lombardia. Tutti però possiamo fare qualcosa dice Franco Zavatti, del coordinamento legalità della Cgil. Lo ha intervistato Chiara Tassi
 

Zavatti intanto per chi non è molto pratico della materia: che cos’è un’interdittiva antimafia?

Si tratta di un provvedimento emesso dalla Prefetture che riguarda imprese sospette di attività economica irregolare e malavitosa. Il termine “antimafia” fa ben capire come si tratti di qualcosa che va oltre l’evasione fiscale, IVA o contributiva: sono provvedimenti estremamente preoccupanti proprio dal punto di vista della qualità e dell’onestà dell’economia territoriale.

Si tratta insomma di un provvedimento che evidenzia problemi di natura “mafiosa” per quella data azienda?

La legge parla di “forti sospetti”. L’impresa interdetta ovviamente non viene chiusa ma le viene impedito di per lavori pubblici, bandi e appalti pubblici.

Quante sono le interdittive in Emilia Romagna?

Si tratta di 228 imprese, quindi parecchie. E sono numeri che si riflettono sull’intera società, non riguardano solo quelle imprese. Il fatto poi che l’Emilia Romagna sia la prima regione in Italia a nord di Napoli è un dato molto preoccupante, soprattutto nel contesto attuale.

Secondo lei la crisi dovuta al lockdown e quello che seguirà nei prossimi mesi farà si che il problema si acuisca?

Questo è un rischio che davvero tutti temiamo, ma dobbiamo cercare di fare la nostra parte per un contrasto ed una prevenzione efficace.
Sono interessantissimi ma anche molto preoccupanti i dati di ANAC, l’Autorità anti corruzione, che ha elaborato un’analisi dei dati sulle interdittive antimafia degli ultimi 4 anni. Nell’Italia del nord il numero di aziende interdette è quadruplicato e la stessa ANAC parla di “sorpresa e preoccupazione” citando il fenomeno emiliano-romagnolo. Le nostre imprese coinvolte in interdittive infatti, in 4 anni si sono moltiplicate per 6.

Non è possibile che ci sia una maggiore attenzione da parte delle prefetture nel fare i controlli?

Purtroppo non è così. Nessuno di noi ha elementi per dire che le prefetture e gli organi che svolgono le indagini –Guardia di Finanza, ecc- abbiano iniziato a lavorare bene solo negli ultimi mesi, negli ultimi anni. No, purtroppo si tratta di un fenomeno che è andato radicandosi di più nella nostra economia territoriale e dobbiamo lavorare su questo.

Esiste un identikit dell’azienda che rientra nell’interdittiva o sono tanti i settori coinvolti?

Non ci interessa il dettaglio, ne ci interessano i nomi delle troppe imprese illegali che evadono tasse e contributi o fanno riciclaggio, i numeri non vanno letti solo come tali.
La questione è invece proprio come al di là delle singole realtà, riuscire a fare concretamente una prevenzione efficace: niente demagogia ma reale prevenzione. E questa la si fa coinvolgendo maggiormente le istituzioni locali, collaborando e sostenendo le attività ispettive investigative, facendo segnalazioni anche come singoli cittadini o come organizzazioni e soprattutto cercando di lavorare anche con le associazioni imprenditoriali. Quello che ci sorprende, di fronte a questi dati, a questi report, è il silenzio delle associazioni imprenditoriali, ed in particolare di Confindustria. Noi non chiediamo più dichiarazioni, più comunicati stampa, ma di fare un’attività preventiva quotidiana di fronte alle realtà sociali ed economiche che queste associazioni rappresentano.

Queste aziende non possono partecipare agli appalti pubblici ma comunque rimangono aperte, lavorano. Molte persone immagino non sappiano nemmeno se l’azienda che sta lavorando nel proprio palazzo ha o meno un’interdittiva antimafia…

Esatto, il problema è proprio questo. L’interdittiva per legge blocca la partecipazione agli appalti pubblici ma nessuno vieta ad un privato di affidare un lavoro a quella stessa impresa. Ma esistono elenchi delle aziende segnalate, si tratta solo di andare sul sito della Prefettura e fare una verifica. Insomma, se io sono un privato che devo fare un pezzo di strada, una casa, un palazzo, perché non evitare di dare lavori a queste imprese che le Prefetture hanno cancellato da un certo elenco delle aziende corrette?!

Quindi gli elenchi sono consultabili e pubblici ed il singolo cittadino che deve affidare un lavoro può verificare se quell’impresa piuttosto che quell’altra sono inserite tra quelle interdette?

Esatto. E questo fa parte di una cultura sociale che dobbiamo riuscire a far crescere, ciascuno facendo la propria parte.

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