Crollo dei consumi in Emilia Romagna. Secondo gli ultimi dati di Confimprese in settembre la nostra è la regione che ha fatto peggio a livello nazionale, con un calo di oltre 18 punti percentuali (contro il 13% italiano). Servono regole chiare per la ripresa dice Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail di Confimprese intervistato da Chiara Tassi.
“I primi segnali di rallentamento e arresto del miglioramento si sono già avuti in settembre. Dopo la riapertura c’era stata una parziale e presa di confidenza dei consumatori che aveva fulminato in agosto. Adesso è inutile dirlo giorno dopo giorno le notizie che arrivano sia sul fronte sanitario che legislativo non fanno che prevedere per i prossimi mesi un andamento che ritornerà, non uguale al lockdown, ma piuttosto vicino; a seconda poi delle attività. Noi abbiamo anche avuto i primi dati dei passaggi nei centri commerciali nelle prime settimane di ottobre, e mentre a settembre c’era un calo che variava tra il 10 e il 13% di frequenza, nelle prime tre settimane di questo mese si è arrivati presto a un -20%. Adesso aspettiamo i dati dell’ultima settimana, ma mi aspetto che siano ulteriormente calati. L’Emilia Romagna in questo contesto era partita in linea gennaio-febbraio con il resto della nazione, e poi invece nel post lockdown ha avuto un forte rallentamento soprattutto in agosto e settembre, dove ha perso circa 5 punti rispetto al resto d’Italia. Non è troppo distante dalle altre grandi regioni del nord (Lombardia, Veneto e Toscana). Il sud continua a essere più dinamico”
Secondo lei questo clima di incertezza che ormai si percepisce a più livelli è una delle spiegazioni per cui i consumi sono in inflessione?
“Assolutamente, per esempio l’incertezza delle regole, che cambiano ogni 3 giorni crea grande confusione e difficoltà ad organizzarsi da parte degli operatori che non sanno più se seguire il decreto di ieri o di domani, se la disposizione regionale o quella nazionale. E il consumatore spesso non si muove. Recarsi in un posto, città o centri commerciali, e avere la sorpresa che poi siano chiusi probabilmente poi i consumatori preferiscono rimanere a casa o fare qualcosa di più semplice. Quindi, l’incertezza amministrativa delle regole, e chiaramente anche quella sanitaria, provoca questo. Non c’è niente di peggio di avere il quadro poco chiaro. Se uno ha il quadro definito si organizza sia come impresa sia come consumatore, e si adegua rispettando le norme e prendendo le proprie precauzioni. Se uno non sa le regole e non sa cosa si aspetta, nel dubbio non consuma e non esce e non si organizza come impresa (magari con il delivery o altre iniziative online). “
Abbiamo visto soprattutto nel periodo del lockdown un grande incremento degli acquisti online, siamo sempre in linea anche dopo l'apertura dei negozi?
“Assolutamente sì, anche dopo il lockdown abbiamo visto un +25 per l’online e un -25 per l’offline. Quindi è una tendenza che si è consolidata e siamo convinti che rimarrà, poi perfortuna i consumatori hanno sempre piacere di confrontarsi e di visitare negozi o centri commerciali, però in certe occasioni può essere comodo e utile utilizzare l’online”
Che cosa servirebbe secondo lei per far ricrescere i consumi? aldilà della situazione sanitaria su cui purtroppo non possiamo agire.
“È qualcosa per cui Confimprese si batte da sempre che è la semplificazione delle regole, la riduzione della burocrazia. Quindi: massima libertà negli orari di apertura, facilità di ottenere le licenze e di fare modifiche o sviluppi su territorio. Per assurdo oggi per aprire un negozio ogni regione ha le proprie regole, quindi una grande difficoltà. Ci sono molti enti amministrativi coinvolti nelle approvazioni e questo rende farraginoso lo sviluppo e il commercio. Quindi, sicuramente favorire le aziende nella semplicità di fare business potrà poi favorire la ripresa dei consumi.”