L’Emilia-Romagna tornerà a essere zona gialla, ma si potrà tornare a sciare solo dal 7 gennaio 2021, una volta concluse le festività natalizie. È quanto prevede il nuovo Dpcm valido fino al 15 gennaio: “Sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici; gli stessi possono essere utilizzati solo da parte di atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal Cip o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali e internazionali o lo svolgimento di tali competizioni. Dal 7 gennaio 2021, gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali.”
L’apertura di impianti e piste da sci non sarà, quindi, permessa nemmeno fino al 21 dicembre, quando poi le misure si inaspriranno definitivamente in vista del Natale, per evitare il più possibile aggregazioni e assembramenti. Ne parliamo con Luciano Magnani del Consorzio del Cimone, intervistato da Chiara Tassi.
“Questa è la beffa più grande. Per l’Immacolata avevamo finalmente la neve, erano anni che non succedeva, ma purtroppo dobbiamo rispettare le decisioni del Governo. Tutto il mondo della montagna, italiana e in particolare quella degli Appennini, che rappresentiamo anche noi, è in subbuglio e contesta queste decisioni. Sappiamo che è un bruttissimo momento per via della pandemia, ma siccome sciare è un’attività all’aria aperta, eravamo sicuri di non creare danni, usando tutti i protocolli che avevamo presentato come categoria di esercizi funiviari e maestri di sci. Però dobbiamo stare a questa sentenza. Riguardo il 7 gennaio, prepariamo e manteniamo le piste per riaprire. Intanto sicuramente c’è il problema degli atleti, degli sci club, per cui apriremo qualche seggiovia oppure delle piste dedicate.”
“Tutti ricordiamo ancora quanto successo a Cervinia nel pieno della prima ondata.”
“Sicuramente, ha influito negativamente sulla montagna. Bisogna tenere conto che noi avevamo presentato i protocolli e avevamo già preparato tutti i nostri operatori per far sì che le persone si attenessero a tutto ciò. Purtroppo, per noi è un grandissimo danno: nel periodo dell’Immacolata l'impianto del Cimone incassava dai 300 ai 400mila euro. I ristoranti, i bar, i noleggi, i maestri di scii, insomma tutta la filiera bianca perde tantissimi soldi. In più, non veniamo da una stagione soddisfacente, perché abbiamo dovuto chiudere per il Covid e non avevamo la neve, mentre quest’anno ne avremo tantissima.”
“State pensando a come riorganizzare la montagna, ad altri eventi?”
“Sì, sicuramente per ogni località faremo un calendario di ciaspolate, camminate e trekking insieme ai maestri di scii, per offrire comunque dei servizi alle persone perché sono convinto che tanti verranno in montagna, anche per respirare aria buona. Però dobbiamo credere nelle istituzioni, nel Governo, nella Provincia. Spero che daranno contributi per tutta la filiera, per gli impianti e gli operatori che vivono di montagna, altrimenti purtroppo la montagna muore.”