Sono 45mila le badanti in Emilia Romagna, persone che ogni giorno stanno a contatto con i nostri anziani non autosufficienti ma che al momento non sono state ricomprese in alcun piano vaccinale. Lo sono i care giver, lo è il personale che con gli anziani lavora nelle strutture, ma loro no. Hanno le stesse mansioni: si occupano della cura di persone non autosufficienti, spesso 24 ore su 24, ma non sono considerate tra le categorie prioritarie.
“E’ giusto vaccinare gli operatori delle Rsa, i care giver, ma sarebbe altrettanto giusto vaccinare anche le badanti, per tutelare non solo queste ma gli stessi anziani che vengono assistiti. - ha detto Lorenzo Gasparrini, segretario generale di DOMINA, Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico, intervistato da Chiara Tassi- Siccome l’età media delle badanti in Emilia Romagna è di circa 50 anni, rischiamo che queste persone siano vaccinate a settembre, protraendo così il rischio del riaccendersi di nuovi focolai”.
Senza contare poi che molte badanti hanno dei giorni di libertà in cui escono e potrebbero entrare in contatto con il virus, per poi portarlo a casa degli anziani…
Certamente. Ci sono sia le badanti conviventi, che quindi hanno comunque diritto ad un giorno e mezzo di libertà in cui possono uscire dall’abitazione dell’assistito. Senza contare che poi spesso la badante va a fare la spesa, esce, interagisce con altre persone, moltiplicando i rischi di contrarre la malattia.
Ma abbiamo anche le badanti non conviventi, che vivono all’interno di altre abitazioni, e anche qui il rischio di contrarre la malattia e poi “portarla” dall’anziano c’è.
Parliamo per tutta l’Emilia Romagna di circa 75mila lavoratori domestici, di cui il 60% badanti: non si tratta di numeri assurdi, in un paio di giorni riusciremmo a vaccinarle tutte.
Una data ipotetica c’è? Le badanti rientrano in una determinata categoria già in un qualche modo calendarizzata?
No, purtroppo no. E il controsenso è che se un’assistente famigliare lavora –anche- in una RSA ha diritto al vaccino, se l’anziano in questione è assistito da un caregiver (un famigliare che si occupa di lui), questo ha diritto al vaccino, ma se ad assistere l’anziano è un’assistente famigliare ovviamente regolarizzata presso una famiglia, questa non ha comunque diritto al vaccino. Non è solo un controsenso, è discriminazione.
Nel corso del primo lockdown si effettuavano controlli puntuali su chi rientrava in Italia dall’estero, con tanto di quarantena. Adesso a quali procedure di controllo viene sottoposto chi rientra, parlando di badanti, dai paesi dell’Est dai quali per lo più arrivano queste signore?
Ogni paese ha la propria legislazione sul come andare e come ritornare, non esiste una normativa comune. Per rientrare in Italia al momento va fatto un tampone che attesi la negatività della persona, ma a seconda del paese da cui si proviene è necessaria o meno la quarantena fiduciaria. Insomma, siamo in un momento di grande confusione.
