Si indaga per omicidio sul caso di Saman Habbas, 18enne pachistana scomparsa nel nulla a Novellara. La ragazza si era opposta a un matrimonio combinato, denunciando i suoi genitori. Gli inquirenti mantengono forte riserbo, ma è possibile vi siano alcuni indagati, tra i familiari. I genitori sarebbero tornati da poco tempo d'urgenza in Pakistan.
Non è il primo caso a Novellara dove altre due ragazze in passato sono state aiutate ad uscire dal sistema dei matrimoni combinati grazie a Trama di Terre. Ad occuparsi di loro era stata l’avvocato Barbara Spinelli componente della Commissione di studio Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati di Bologna. “Saman – dice l’avvocato Spinelli - è una delle tante ragazze che provano a chiedere aiuto per uscire dal sistema dei matrimoni forzati ma rischiano di pagare a caro prezzo questa richiesta. Perché succedono cose del genere? Perché una ragazza in protezione può ricongiungersi con la famiglia e poi sparire? Può avvenire perché la manipolazione da parte dei genitori, il senso di colpa per essere venuta meno al progetto di vita che loro hanno scelto per lei, e la consapevolezza delle conseguenze derivanti dal procedimento penale in capo ai genitori fa spesso retrocedere le ragazze dai loro propositi. Le ragazze si fidano della loro famiglia, sono disposte al perdono, non percepiscono i rischi che corrono a rientrare in casa dopo aver rifiutato il matrimonio ed attivato la richiesta di protezione istituzionale. Per questo è importante che nei programmi di protezione, soprattutto nel caso di minorenni, ci sia un accompagnamento psicologico quotidiano, prima ancora che il recupero di un progetto di vita, per queste ragazze.
Per questo motivo, a livello regionale, con l’associazione Trama di Terre, nell’ambito di un progetto per la prevenzione dei matrimoni forzati, qualche anno fa abbiamo elaborato linee guida specifiche per gli operatori sociali, gli educatori e le forze dell’ordine. Non stiamo parlando di casi ordinari di violenza domestica: la rottura famigliare che si crea con l’imposizione ed il rifiuto del matrimonio impatta profondamente a livello emotivo su queste giovani donne, cresciute fin da bambine per arrivare a questo obiettivo.
Mancano ancora degli strumenti per impedire alle famiglie di allontanarsi dal territorio italiano durante la fase delle indagini o per monitorare la sicurezza delle giovani nel caso di rientro in famiglia: queste sono questioni aperte su cui il ‘sistema giustizia’ non è ancora sufficientemente pronto a intervenire”.
Avvocata lei si era già occupata con Trama di Terre di altri casi analoghi sempre a Novellara. Come si erano risolti?
“Novellara non è nuova a questi casi. Negli anni passati, prima dell’introduzione del reato di matrimonio forzato, quando ancora esisteva un progetto regionale, siamo intervenuti efficacemente in varie situazioni sul territorio emiliano romagnolo: due i casi che riguardavano Novellara. Grazie a una rete tra insegnanti, Servizi sociali, avvocate, Magistratura e Comune riuscimmo a far rientrare dal Pakistan una ragazza portata lì contro la sua volontà e fatta sposare. Per riuscire ad avere risultati e garantire a queste ragazze una vita libera, serve una grande cooperazione. Per evitare situazioni come queste bisogna davvero implementare la prevenzione e portarla avanti in maniera costante, altrimenti lavorare sul caso singolo non potrà mai essere risolutivo”.