Sono circa una trentina i minori stranieri non accompagnati arrivati a Modena nel mese di ottobre, 235 dall’inizio dell’anno. Sono tutti inseriti nei percorsi di accoglienza e istruzione gestiti dal Ceis. Molti – tuttavia – sfuggono al controllo e vengono coinvolti in reti criminali di spaccio, come nel caso dell’ultima retata della polizia in via delle Costellazioni. A sollevare il problema relativo al flusso di arrivi di minori stranieri non accompagnati “intenso e oltremodo impegnativo per le strutture comunali sotto tutti i punti di vista” è stato ancora una volta il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli che con una nota indirizzata al Ministero dell’Interno intende inserire il tema nell’agenda del nuovo Governo, come d’altra parte ha fatto con i precedenti. Ne abbiamo parlato con Alessio Costetti, responsabile dell’inserimento dei minori stranieri del Ceis. “Gli arrivi a Modena sono abbastanza costanti e i numeri sono aumentati rispetto agli anni precedenti. Il nostro obiettivo - spiega Costetti - è quello di insegnar loro la convivenza con altri ragazzi, poi, a stretto giro, di inserirli a livello scolastico e in percorsi educativi per imparare velocemente la lingua italiana. Purtroppo non tutti seguono questi percorsi e sfuggono. Si tratta di ragazzi che presentano già all’arrivo a Modena un certo stile comportamentale che magari da subito vengono inseriti in giri di devianza e vengono accolti da quelle che sono le reti già presenti sul territorio. Hanno anche un’età, dai 16 ai 17 anni, e quindi sono ragazzi difficili da intercettare a livello educativo e di relazione.
La situazione è ancora sotto controllo o sta sfuggendo di mano pesando sulle strutture comunali?
Naturalmente negli ultimi anni il nostro lavoro si è intensificato dato il flusso di arrivi in costante aumento. Il lavoro di accoglienza è diventato anche più complesso, l’età dei minori stranieri che arrivano sul nostro territorio si è alzata rispetto ad anni fa e questo rende le cose un po’ più difficili. E’ chiaro che noi abbiamo un lavoro educativo mirato alla legalità e all’inserimento in società che estendiamo a tutti i ragazzi che arrivano, certo che serve molta volontà da parte loro per stare nel giusto. C’è una grande collaborazione con le scuole, i colleghi che lavorano in comunità vengono avvertiti se non si presentano a scuola, come deve essere quando hai in carico un minore. All’interno delle nostre strutture abbiamo educatori che sanno gestire anche situazioni molto complesse, devo dire che finora nelle comunità di accoglienza fatti particolarmente allarmanti non sono mai accaduti. Merito anche della professionalità dei nostri operatori.
Giada Chiari