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Modena Cronaca Punto nascita a Mirandola: “Per assistere la nascita servono 7 unità operative, a Mirandola ce n’è una e mezzo”

Punto nascita a Mirandola: “Per assistere la nascita servono 7 unità operative, a Mirandola ce n’è una e mezzo”

Galassi: “Se si scende sotto un certo limite di specialisti cosa possiamo fare? Noi dobbiamo garantire sicurezza e qualità”

Lascia un commento | Tempo di lettura 286 secondi Modena - 27 Dec 2022 - 11:30

L’annuncio della chiusura del punto nascita di Mirandola ha aperto il dibattito sulla grave carenza di personale che coinvolge sia piccole realtà come quella della bassa modenese, sia grandi strutture su tutto il territorio nazionale. Sono diversi gli appelli alla politica da parte dei professionisti del settore affinché si facciano nuovi investimenti sulla formazione e sulla specializzazione.

Sulla situazione di Mirandola, la dott.ssa Maria Cristina Galassi, Direttrice Dipartimento Materno-Infantile Azienda Usl di Modena, fa chiarezza sulle motivazioni che hanno portato alla chiusura del punto nascita: “Affinché un’unità operativa possa assistere la nascita è necessario un organico che garantisca guardia attiva 7 giorni su 7, 24 ore al giorno, di circa 7 unità, considerando turnover, ferie e maternità varie. Attualmente a Mirandola contiamo il direttore Ferrari ed un’altra unità che per motivi personali ha un orario ridotto. Parliamo quindi di una persona e mezzo disponibili. Mancano 5 unità per raggiungere un numero sufficiente”.

Trovare questi specialisti medici non è facile..

“No, ma non si tratta di un problema locale, è un problema su tutto il territorio nazionale: alcune specialità -come la nostra- risentono più di altre della politica di forte contenimento delle borse di specialità che negli anni ha prodotto questa grossa criticità. Serve una programmazione universitaria fatta in un certo modo: oggi mancano medici generici e specialisti, ma con un numero ridotto di borse di studio questo è il risultato. Ora sono state aumentate, ma i risultati si vedranno in 4 o 5 anni.

Ci sono bandi sempre aperti per specialisti dove non si presenta praticamente nessuno. Non possiamo lasciare il reparto in mano a persone che continuamente arrivano da altre parti, fanno il loro lavoro e se ne vanno a casa (i cosiddetti medici a gettone, dipendenti di cooperative esterne, ndr): a noi serve continuità. Un’esperienza come il parto ha bisogno di continuità anche con i medici”.

È anche una questione di numeri? Il numero di parti annui a Mirandola, secondo dati Ausl, è sotto i 300…

“In questo momento il problema va oltre questo numero: c’è una carenza di personale di cui risentono anche i grossi centri, come il Policlinico di Modena o Reggio. Va anche detto, però, che l’attrattività di un punto nascita piccolo come può essere Mirandola è minore rispetto ai grandi centri: i professionisti appena laureati vogliono un luogo che li tuteli maggiormente perché lavorano con altri professionisti e che gli permetta di affrontare una casistica più diversificata che li faccia crescere a livello professionale”.

Non dipende quindi dal numero di parti ma dal numero di professionisti?

“Assolutamente. Se si scende sotto un certo limite di specialisti cosa possiamo fare? Noi dobbiamo garantire sicurezza e qualità, quando questo non può essere garantito salta il banco. La nostra è una specialità, non posso usare altri professionisti per questo lavoro.

Vuole dire qualcosa alle mamme della bassa modenese preoccupate da questa situazione?                                                                                                   

“M sento di dire loro che intanto ci siamo mossi secondo criteri di qualità e appropriatezza dell’assistenza. Questa situazione non deve portare ansia e destabilizzare le mamme. L’unità operativa di Mirandola non verrà chiusa, rimarrà operativa, darà assistenza e sarà un punto di riferimento per tutte le donne in gravidanza. L’unica cosa che non è garantita è l’assistenza durante il travaglio, la fase finale del percorso nascita. Ma ribadisco, le mamme non saranno lasciate sole: verranno inviati messaggi durante la gravidanza per informarle del percorso da seguire, le loro cartelle cliniche verranno condivise con gli ospedali, Carpi e il Policlinico su tutti, accordati prima del parto in modo che siano tutti pronti a ricevere queste donne.
In caso di necessità la donna può chiamare il 118 ma dico alle mamme in attesa: non recatevi con le contrazioni in atto nel punto nascita di Mirandola, andate nel luogo che è stato concordato per il vostro parto. Andare a Mirandola, che non ha sale parto attive, è un’inutile perdita di tempo per le donne in travaglio. Ricordatevi poi che noi offriamo sostegno, supporto e consiglio tramite anche un numero verde, l’unità operativa a Mirandola è sempre attiva per problematiche ginecologiche di ogni tipo, l’unica cosa non garantita è – ribadisce e conclude Galassi - il travaglio”.

 

Chiara Tassi

Giulia Martinelli

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