Appartiene alla giovane Saman Abbas il corpo ritrovato nelle campagne di Novellare lo scorso 18 novembre. È stato identificato ufficialmente ieri nonostante diversi indizi, come i vestiti che aveva e il luogo in cui è stato ritrovato, lasciassero pochi dubbi.
L’identità è stata confermata da un particolare difetto della ragazza, come spiega l’avvocata Barbara Iannuccelli dell’associazione Penelope, costituitasi parte civile del processo contro i cinque familiari di Saman: “sono stati fatti degli accertamenti e l’identità del corpo è stata acclarata. Non è stato necessario effettuare il test del Dna ma si è operato sulla base di un difetto dell’arcata dentale di Saman: è stato possibile confrontare questa anomalia con foto e video della ragazza per cui si è arrivati alla certezza. In realtà questo passaggio era necessario effettuarlo solo formalmente perché il suo corpo è stato fatto ritrovare da una persona che oggi è in custodia cautelare. A meno che non si sostenga che Novellara sia un cimitero a cielo aperto, dove uno indicando un punto a caso faccia ritrovare un corpo, direi che già quel gesto aveva portato a una identificazione sostanziale della povera Saman. È veramente una vicenda insopportabile, come sono insopportabili tutti questi accertamenti della dinamica omicidiaria. È stato insopportabile vedere il corpo di una ragazzina di 18 anni sotto terra e io in quanto avvocato dell’associazione Penelope e parte civile del processo ho il diritto di manifestare questa insopportabilità.
Ieri c’è stata l’identificazione e rivedere le foto di Saman in vita fa davvero effetto: a 18 anni non si può morire così”.
È emerso altro dagli ultimi accertamenti sul corpo della vittima?
“Tutti i tessuti intorno alle ossa sono compromessi quindi dalle prime analisi non era emerso niente mentre ora si nota questa frattura in corrispondenza di un segno sul collo che fa propendere per una compressione molto forte. Adesso si procederà per capire se tutte queste anomalie siano avvenute pre o post mortem. È chiaro che se non c’è sangue attorno alla frattura, questa può essere dovuta a una movimentazione successiva del corpo come il trasporto o il seppellimento. Pian piano tutti i tasselli stanno componendo questo tragico puzzle”.
Quali probabilità ci sono di vedere in Italia nel breve termine il padre e la madre di Saman?
“Meno di zero. La mamma oggi è latitante e sembra essere sparita anche come nome da tutti i documenti pachistani, è un fantasma. Peccato non sia sparita prima, peccato che esisteva ancora quando ha accompagnato la figlia al buio consegnandola chissà a chi. Il padre è in carcere in Pakistan, non penso lo rivedremo mai in Italia perché tra Pakistan e Italia non c’è il patto bilaterale dell’estradizione, è tutto rimesso alla discrezionalità del Pakistan dove fino al 2016 uccidere una persona per onore non era nemmeno reato, non penso che in questi pochi anni sia cambiato notevolmente questo approccio culturale. Io sono molto pessimista – chiude Iannuccelli -, mi piacerebbe però essere smentita”.
Giulia Martinelli