Una Sognatrice che univa i Mondi. E’ il titolo della mostra in ricordo di Gaia Roganti, la giovane fotografa di Rubiera che perse la vita lo scorso marzo in un incidente stradale a Porto San Giorgio, dove abitava da anni insieme al padre. E’ stato proprio il papà, Massimiliano, insieme alla mamma Stefania, a raccogliere tutti gli scatti della figlia, recuperarli da pc e chiavette, per realizzare poi una mostra itinerante dal titolo “Una sognatrice che univa i mondi” che, dopo l’esposizione a Porto San Giorgio, sarà allestita dal 29 settembre al 13 ottobre in Biblioteca a Rubiera.
Stefania, perché avete dato questo titolo alla mostra?
Durante il funerale ci siamo accorti che tante persone venivano da noi a raccontarci che erano amici di Gaia, tante persone che non conoscevamo, di età diverse, dai 15 fino ai 70 anni, di strati sociali diversi e persino di nazionalità diverse, per cui penso che il titolo si addica molto e rispecchi ciò che Gaia era veramente.
La mostra rappresenta un modo per tenere vivo il ricordo. Che sentimenti hai provato durante questo allestimento, a così pochi mesi di distanza dalla tragedia?
Sì aiuta a tenere vivo il ricordo anche se è molto doloroso guardare queste foto che hanno per me una storia, ricordo i momenti, le gite, le amiche che venivano a casa nello studio fotografico con i vestiti per cambiarsi tra uno scatto e l’altro. Sì è proprio un modo per tenerla viva ma, ripeto, molto doloroso.
E’ stato un lavoro meticoloso e complesso quello di recuperare foto sparse tra pc, chiavette, social …
Molto, abbiamo scaricato più di 600 foto dal pc di Gaia ma anche dai social, con l’aiuto di una sua grande amica abbiamo scelto gli scatti più rappresentativi, poi c’è stato un gran lavoro per poterle stampare e renderle fruibili in una mostra.
Massimiliano Roganti, il papà di Gaia, non nasconde l’emozione che ha provato durante i giorni di esposizione della mostra a Porto San Giorgio…
E’ stato sempre un viavai di persone, anche molti sconosciuti e turisti che entravano per caso e poi tornavano il giorno dopo: la mostra emoziona perché le foto sono davvero belle e ad ognuno regalano qualcosa. Adesso la portiamo qui a Rubiera dove Gaia ha vissuto tanti anni, poi magari ci saranno altri progetti e speriamo di farla conoscere anche ad altre persone.
Cosa amava fotografare Gaia?
Non c’è un soggetto in particolare, lei amava fotografare, lei girava sempre con la macchina fotografica, poi col cellulare, ed ogni foto racconta qualcosa, ogni scatto è un’esperienza unica e chi verrà a visitare la mostra se ne renderà conto.
Impegnarti nell’allestimento ti ha aiutato ad arginare lievemente il dolore?
E’ una cosa difficile da spiegare, è un turbinio di emozioni che si accavallano, di gioia ma anche di dolore: rivedere i suoi lavori, parlare con le persone, sentirne i commenti fa piacere ma accentua anche il dolore che comunque ci sarà sempre.
di Giada Chiari