I lavoratori della J Colors di Finale Emilia, storico colorificio di Finale Emilia, rimesso in piedi dopo il terremoto anche grazie a 7,6 milioni di euro di finanziamenti regionali, non ci stanno e riuniti in assemblea respingono con forza la decisione aziendale di iniziare una procedura di licenziamento collettivo per 40 lavoratori. La comunicazione formale fa preciso riferimento alla intenzione di mantenere un'unica unità produttiva, quella di Lainate, con conseguente dismissione dello stabilimento di Finale Emilia. O i dipendenti modenesi scelgono di trasferirsi oppure saranno licenziati.
“Abbiamo chiesto immediatamente un incontro alle istituzioni locali e all’azienda per capire che cosa sia accaduto – ha detto Erminio Veronesi della Cgil Area Nord, intervistato da Chiara Tassi- Intanto abbiamo programmato 16 ore di sciopero: le proveremo tutte per salvare questo sito produttivo”.
Si trattava di un’azienda che, a quanto ne sapevate, aveva già problemi?
Assolutamente no: questa è una realtà che fino a poco tempo fa non lamentava alcun problema né di livelli occupazionali, né di bilancio, né di fatturato e nemmeno in quanto ad attività produttiva. Quindi per noi è stato il classico fulmine a ciel sereno.
La J Colors è un’azienda storica del territorio, che ha ricevuto quasi 8 milioni di fondi pubblici per la ricostruzione dopo il sisma del 2012, garantendo che avrebbe mantenuto occupazione ed attività su questo territorio. E’ veramente incredibile quanto sta accadendo: penso che sia un furto a tutti gli effetti che l’azienda ha compiuto non solo ai danni dei lavoratori ma di tutta la collettività. Ovviamente devo dire però che le aziende che hanno usufruito dei fondi per la ricostruzione non sono tutte così, anzi: questa è l’unica che, dopo il sisma del 2012, ha utilizzato denaro pubblico poi è andata via; tante altre invece, proprio grazie alla ricostruzione, hanno rilanciato la loro attività, ricostruendo aziende più produttive e migliori di prima.
Il trasferimento ad altre sede come è stato preso dai lavoratori?
Intanto premetto che si tratta di un trasferimento senza alcuna garanzia. Poi, va detto che si tratta di una distanza di 150/200 chilometri che diventa praticamente impossibile se qui si hanno gli affetti, la famiglia. Quando ci sono operazioni come queste difficilmente un lavoratore si sposta.