Una valanga di aziende chiede di restare aperta. 4mila 314 le aziende modenesi che al momento si sono rivolte alla Prefettura per chiedere la deroga ai decreti restrittivi. Ma ci sono anche tante, troppe aziende che continuano a restare aperte pur non rientrando tra quelle cui è permesso di continuare a lavorare. La denuncia arriva dalla Fiom Cgil.
Noi abbiamo valutato, in base a quanto ci hanno segnalato - spiega Stefania Ferrari della Fiom Cgil Modena - che ci sono diverse aziende metalmeccaniche (non essenziali) che stanno continuando a lavora nonostante il decreto, altre che preannunciano aperture per lunedì. Si tratta di numeri piuttosto alti, in parte perché abbiamo verificato quanti e quali aziende ci hanno richiesto ammortizzatori sociali e si dà per acquisito che chi non li ha richiesti è perché non ha bisogno di utilizzarli. Abbiamo poi segnalazioni, all’interno delle aziende, di riaperture di parti di linee produttive che non producono, secondo noi, servizi essenziali ma sono in funzione per produzioni che non hanno nulla a che fare con questa fase particolare e complessa, che magari tengono aperto il magazzino per spedizioni all’estero o produzioni non indispensabili.
Secondo voi questo dipende da mancanza di chiarezza del decreto o perché "ci si prova"?
Penso che fosse complicato formulare un decreto che riuscisse a dare una chiarezza assoluta, non voglio dare né colpe né meriti a nessuno. Resta il fatto che gli equilibri che tenta di mantenere il decreto tra produzioni indispensabili o no, quindi dando dei codici Ateco di riferimento, dando la possibilità alle Prefetture di intervenire qualora non ci sia il rispetto del decreto, questo determini il fatto che alcune aziende ci marcino sopra. Il problema vero è che questo ha un effetto collaterale di trascinamento: apre una grande impresa pretende che i propri fornitori gli producano dei pezzi, il fornitore si sente a sua volta obbligato a riaprire la produzione così come l’azienda concorrente che riapre per paura di perdere il cliente, questo va totalmente in contrato con ciò che prevede il decreto. Noi assistiamo invece ad un’escalation di aperture, quindi di persone che ogni giorno devono recarsi in fabbrica, in un luogo chiuso, che, per quanto vengano rispettate le misure di sicurezza, va oltre l’assembramento.
Parlando di prefetture sono migliaia le aziende modenesi che hanno chiesto di poter riaprire in deroga. Secondo voi c’è anche una mancanza di reali controlli su chi possa tenere aperto e chi no?
Io auspico che i controlli ci siano, sicuramente il fatto che arrivino due o tre mila richieste alla prefettura, in una fase così complessa, rende difficile il controllo. Noi abbiamo finora avuto una quarantina di segnalazioni di aziende che non dovrebbero tenere aperto, alcune che hanno problemi relative alla sicurezza, altre che hanno continuato nonostante non abbiano i codici ateco adeguati, altre che hanno riaperto su pressione dei clienti. Ce ne saranno poi altrettante che tengono aperto e noi non ne siamo consapevoli, quindi i numeri sono sicuramente maggiori.