Un imprenditore su due pronto a chiudere se l'emergenza dovesse durare a lungo, calo del fatturato di oltre l'80% registrato dalla gran parte delle attività, liquidità finanziaria, pagamento dei fornitori e delle tasse le principali emergenze indicate.
E' questo, in sintesi, ciò che emerge da un sondaggio effettuato dall'ufficio studi di Confcommercio Modena su un campione di quasi 300 imprese associate, rappresentativo di tutti i settori del terziario – commercio, turismo, ristorazione, intermediazione immobiliare, servizi alle imprese – oltre che del mondo delle botteghe artigiane.
"Ci sono enormi difficioltà – commenta Tommaso Leone, presidente provinciale Confcommercio – perchè su come far ripartire l'economia ancora non c'è chiarezza. Probabilmente non viene data agli operatori, ma la sensazione è che non ci sia nemmeno a livello di Governo”.
Che cosa chiedono i vostri associati?
"Interventi certi. In questi giorni si sta sentendo un rilancio sempre più alto di cifre, che però riguardano dei finanziamenti, quindi il sostegno, tramite garanzie statali, al sistema bancario. La garanzia statale tutela il sistema bancario, non tutela l'imprenditore, che si troverà invece indebitato fino al collo e continuerà a pagare per un lungo, lunghissimo periodo. Secondo noi si deve, invece, soprattutto per quello che riguarda la parte statale, quindi fiscale e contributiva, intervenire cancellando nell'immediato una serie di adempimenti -e non rinviandoli di uno, due mesi, proponendo rateizzazioni, ecc- per permettere di superare questa fase e successivamente di ripartire, ma non con aziende strozzate dai debiti".
I dati:
EFFETTI SULL'ESERCIZIO DELL'ATTIVITA'
Per effetto dei DPCM e delle Ordinanze Regionali approvati fino ad oggi, l'attività è chiusa nel 77% dei casi, mentre un residuo 23% ha potuto continuare ad operare. L'83% del campione non svolge alcun servizio di consegna a domicilio dei prodotti/servizi offerti, mentre il 17% si è organizzato in tal senso.
CALO DI FATTURATO
Dall'inizio dell'emergenza il calo di fatturato accusato dalle imprese intervistate è stato pari a: oltre l'80% (62,3% dei casi), tra il 51 e l'80% (16,5%), tra il 21 e il 50% (15,9%), tra l'11 e il 20% (2,7%), inferiore al 10% (2,6%).
PRINCIPALI EMERGENZE
Con la chiusura o il rallentamento dell'attività, gli imprenditori coinvolti nell'analisi hanno identificato così le principali emergenze da fronteggiare (erano possibili tre risposte): liquidità finanziaria (63,8%), pagamento di tasse nazionali e locali (59,3%), dei fornitori (50,7%), dei dipendenti (circa il 31,2%), di mutui e prestiti (31,2%), dei contributi (30,8%), dei canoni d'affitto (29%).
LE MISURE UTILIZZATE
Tra le misure messe in campo dal Governo, che comunque non sono giudicate sufficienti, queste sono quelle fino ad ora usate o di cui farà uso il campione (erano possibili più risposte): ricorso ad ammortizzatori (50,3%), sospensione di mutui e prestiti (33%), di contributi previdenziali e adempimenti tributari (48,9%), del pagamento dell'Iva (32,6%), utilizzo del credito di imposta sugli affitti per il mese di marzo (16,3%), domanda per l'indennizzo di 600 euro (74,7%).
LA RISPOSTA DELLE BANCHE
Per coloro i quali hanno per ora fatto ricorso alla moratoria su mutui e prestiti, nel 48,7% dei casi la banca ha applicato o sta applicando senza particolari problemi la sospensione, nel 25,6% ha preso tempo senza dare spiegazione e nel 15,7% ha espresso dubbi sul possibile uso della misura. Il restante 10% degli intervistati non ha dato risposta.
COSA POTRA' ACCADERE IN CASO DI PROLUNGATA EMERGENZA
Di fronte ad uno scenario in cui l'emergenza dovesse durare ancora a lungo (fino all'estate), queste le opzioni che potrebbero essere messe in campo dalle imprese che hanno partecipato al sondaggio: chiusura dell'attività (49,1%), ridimensionamento del personale (33,6%), cessione dell'impresa (14%), affitto di parte o dell'intera azienda (3,3%).