Il commercio modenese ha perso 800 milioni di ricavi nel 2020, la ristorazione altri 750 milioni. In provincia sono a rischio chiusura oltre 3 mila imprese del terziario. Questo mercoledì i rappresentanti di Confcommercio e Confesercenti Modena hanno consegnato le oltre 500 firme di imprenditori raccolte in pochi giorni con la petizione #FATECILAVORARE! a rappresentanza della situazione drammatica del settore terziario, colpito duramente dalle restrizioni per il contenimento della pandemia.
“La situazione è drammatica – commentano le confederazioni - e gli imprenditori si sentono ormai abbandonati dalle istituzioni: è urgente mettere in condizione le attività di resistere, consentendo loro di lavorare e ricevere adeguate indennità compensative, perché il rischio di perdere pezzi rilevanti di economia locale non è mai stato così concreto. Questo avrebbe conseguenze drammatiche in termini di perdita di posti di lavoro e di vivibilità delle nostre comunità. A questo si aggiunge il pericolo di infiltrazioni malavitose con il ricorso all’usura e di aumento della microcriminalità, favorito dalla desertificazione dei nostri centri storici”
“Come abbiamo sottolineato ieri in Prefettura – attaccano i Presidenti delle due Associazioni – disappunto e rabbia sono i sentimenti dei nostri imprenditori, fiaccati anche dai continui stop and go e dai confusi ed intempestivi avvii di adozione dei provvedimenti, che non lasciano alle aziende la possibilità di organizzare il proprio lavoro, cosicché tante sono in enorme sofferenza, a partire dai pubblici esercizi, per i quali risulta incomprensibile il divieto di poter effettuare servizio a cena”. Ci sono intere filiere economiche a rischio: bar, ristoranti, il comparto del turismo, dell'intrattenimento, dei fieristi, del fitness, così come il commercio extralimentare: dettaglianti, sia in sede fissa che ambulanti, e grossisti che, pur subendo danni economici enormi, per il solo fatto di poter rimanere aperti, non beneficiano di alcun adeguato sostegno. I piccoli negozi – affermano Confesercenti e Confcommercio - sono stati penalizzati dai vincoli alla mobilità delle persone e dall’ utilizzo spinto dello smart working, mentre quelli posti nelle gallerie dei centri commerciali sono costretti alla chiusura nei giorni potenzialmente più redditizi. I numeri sono drammatici, con cali di fatturato annuo anche superiori all’80%. Riteniamo non sia accettabile che le nostre categorie siano le sole a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, un sacrificio economico e sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative”