E’ stata una traccia biologica di sudore lasciata su una bomboletta spray e da cui si è risaliti al dna di uno dei giovani a dare il via all’indagine che ha portato, a distanza di sette mesi dalla strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo, alla banda composta da ragazzi tutti residenti nel modenese.
Oggi verrà sentito dal Gip nel carcere di Genova Andrea Cavallari, modenese, classe ’99, residente a Bomporto, uno dei leader della banda, colui che selezionava i locali da colpire. Tra questi erano finiti anche, oltre al Vox di Nonantola, la discoteca Italghisa di Reggio, nel Natale 2017, e il 13 aprile scorso il Circolo Arci Fuori Orario di Taneto di Gattatico.
Domani invece sono previsti gli altri interrogatori di garanzia che convalideranno o meno gli arresti: ad essere sentiti Ugo di Puorto (20 anni, residente a S.Prospero), Moez Akari (22 anni, residente a Castelnuovo), Raffaele Mormone (20 anni, residente a S. Cesario), Souhaib Haddada (21 anni, residente a Bomporto) e Badar Amouiyah (20 anni, residente a S. Prospero).
E con l’avvicinarsi dei primi interrogatori la banda si spacca: almeno 4 dei 6 ragazzi si dissociano dai fatti di Corinaldo. I giovani ammettono di essere stati presenti nella discoteca Lanterna Azzurra la sera della strage, ma negano il proprio coinvolgimento in quanto accaduto.
A far parte della banda, secondo gli inquirenti, anche un settimo ragazzo modenese di 19 anni, Eros Amoruso, poi deceduto in un incidente stradale alla Cavazzona in aprile. Dietro lo schianto, secondo gli investigatori, un “garino” tra l’auto che Amoruso stava guidando e quella di un amico, sempre componente della banda.