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Modena Musica e spettacoli Glen Matlock fondatore e mente musicale dei Sex Pistols, suonerà in un locale di Reggio Emilia

Glen Matlock fondatore e mente musicale dei Sex Pistols, suonerà in un locale di Reggio Emilia

Domenica 12 Marzo alle ore 21,00 al Catomes Tot di Reggio Emilia

Lascia un commento | Tempo di lettura 1,086 secondi Modena - 11 Mar 2017 - 09:04

Glen Matlock è un personaggio leggendario e sicuramente non ha bisogno di presentazioni. Figura chiave della storia del Punk inglese e mondiale, bassista, fondatore e mente musicale dei Sex Pistols. Autore della quasi totalità dei brani della band. A Matlock si devono alcune delle composizioni più note della storia della musica popolare, canzoni che hanno reso i Sex Pistols una delle band più conosciute e bandite della fine degli anni settanta.

Glen Matlock è un rocker che sfugge alle facili catalogazioni: lasciò i Sex Pistols prima che il punk diventasse uno stereotipo, e in nessun altro stereotipo si è mai voluto riconoscere. Con i Rich Kids, insieme a Midge Ure, ha strizzato l’occhio alla new wave. Poi ha collaborato con Iggy Pop, Johnny Thunders, i Damned e tanti altri. Dopo essersi riunito con i Sex Pistols per il tour mondiale del 1996 (e poi ancora nel 2002 e nel 2003), oggi è impegnato nel suo più recente progetto, i Philistines.
Quando parla del suo passato con i Sex Pistols, sembra di cogliere in Glen Matlock il “ragazzo qualunque” che si nasconde dietro ogni artista rock’n’roll: parla come chi ha ancora molti ricordi vivi, e che sono anche i ricordi (alcuni belli, altri meno) di una parte della sua vita, quella compresa tra diciotto e vent'anni.  
Glen uscì dal gruppo proprio nel momento in cui esso stava per raggiungere il culmine della notorietà in termini mediatici; da un punto di vista strettamente musicale, rimase tuttavia l’elemento indispensabile al successo della formazione: fu lui infatti a comporre la maggior parte del repertorio, compresi gli ormai classici “Anarchy in The UK”, “God Save The Queen”, “Pretty Vacant”.
Oggi, Glen sembra essere l’elemento più lucido e attendibile quando si tratta di parlare dei Sex Pistols. Nel 1990, ha anche pubblicato la propria autobiografia “I was a teenage Sex Pistol” (il cui titolo qui si è voluto citare), di recente ristampata in un' edizione aggiornata.
Informato della prossima pubblicazione su Onda Rock di una nuova e ampia retrospettiva sui Sex Pistols, il musicista ha gentilmente offerto la propria disponibilità per un’intervista telefonica. 
Dopo uno scambio di notizie metereologiche tra Palermo e Londra, e dopo avermi comunicato le sue prossime date con i Philistines, si comincia a parlare dell’argomento più gettonato: indovinate quale…
 

Sex Pistols: dopo trent’anni, oggi sono considerati tra i gruppi fondamentali della storia del rock. Caso più unico che raro, una fama così grande con una manciata di canzoni… qual è secondo te il “segreto” dei Sex Pistols? Cosa c’era di veramente speciale? 
E’ una domanda difficile… vorrei saperlo anch’io! (ride) Credo che il punto sia che gran parte della musica rock non esprime niente di veramente autentico ed è artificiosa. Noi invece non eravamo per nulla artificiosi, eravamo veri… la nostra musica era come una sorta di folk per l'età moderna. Nel senso che, pur non avendo il sound della musica folk, avevamo una sensibilità per molti versi simile: semplici e diretti.

Cosa mi dici sul recente rifiuto di presentarsi alla Rock’n’Roll Hall Of Fame? Ti sei trovato d’accordo con gli altri? 
C’è stata una discussione in merito all’interno del gruppo, poi abbiamo deciso tutti insieme di non andare, anche se non so con certezza se sia stata la decisione migliore. Io in effetti ho visitato la 'Hall Of Fame' in un’altra occasione e l’atmosfera generale mi è sembrata un po' di cattivo gusto, ad essere sinceri. Quindi forse è stato meglio non essere andati. 

Ora torniamo un po’ indietro agli anni 70, d'accordo?
Certamente. 

Sei entrato a far parte della formazione nel 1974, ancora prima dell’arrivo di John Lydon… da quali sonorità eravate influenzati in quei primissimi tempi?
Quando incontrai Steve Jones e Paul Cook per la prima volta, a quei tempi nel gruppo c’era anche un altro giovane, Wally Nightingale. Erano tutti grandi fan dei Faces. Anche a me piacevano molto, e questo fu dunque l’elemento comune che trovammo: in quel periodo, i Faces rappresentavano ai nostri occhi l’unica band r’n’r inglese che suonasse buona musica e con un look cool. Quando John arrivò, scoprimmo che lui invece li detestava… questo però rese il tutto più interessante, per certi versi.

Quale fu il primo brano dei Sex Pistols ad essere composto?
Credo che il primo in assoluto fu “Did You Know Wrong”, che fu scritto un bel po’ di tempo prima dell’arrivo di John. Lui poi cambiò il testo: sai, una volta che entrò nel gruppo, cominciammo a suonare un genere differente di cose… 

Quali sono le tue canzoni preferite dei Pistols, quelle di cui sei più orgoglioso?
Direi i primi tre singoli, vale a dire “Anarchy”, “God Save The Queen” e “Pretty Vacant”. 

“Anarchy in the UK”: sei l’autore della musica, giusto?
Sì, esatto.

Dopo che John scrisse il famoso testo, la canzone cambiò rispetto a come l’avevi pensata all’inizio?
Non particolarmente, anche perché lavorammo insieme sul pezzo…  Io avevo l’idea di una canzone e cominciammo a provarla con il gruppo, poi John venne fuori con un testo diverso e contribuì con le sue nuove idee: insomma, il risultato finale fu qualcosa di spontaneo.

Mettendo a paragone le prime registrazioni (“Spunk!” bootleg) con l’album “Never Mind The Bollocks”, nelle prime le tue parti di basso sono più ricche… o sbaglio?
Sì, diciamo che nell’album il basso ha un suono più martellante e un po’ meno colorito. Io invece credo che nei Sex Pistols il “colore” era dato proprio dal basso, un po’ come era negli Who, per intenderci…  

Più o meno quanti concerti hai fatto con il gruppo tra il 1975 e il 1977? Quale ricordi meglio?
Saranno stati una cinquantina al massimo. Il concerto più memorabile? Forse l’ultima volta che suonammo all’100 Club: si era radunata molta gente, e ricordo che è stato davvero eccitante.

Cosa pensavi di certe provocazioni escogitate da Malcolm McLaren, come l’esibizione della svastica? Cosa ne pensi oggi? 
L’idea era soltanto quella di scioccare le persone, non c’era alcun riferimento al suo significato autentico… Il punk è stato trent’anni fa; ma se andiamo indietro al ’76, a quel tempo la seconda guerra mondiale era finita da soli trent’anni: era quindi una provocazione molto forte. Io comunque non ho mai indossato una svastica, perché ero consapevole che molte persone avevano sofferto a causa di essa.

Ritieni che nel punk ci fosse anche una componente di estremismo di destra? 
Non era affatto così quando iniziammo. Diventò un po' così con gruppi come gli Sham 69, ma si trattava più che altro di tentativi da parte di qualcuno di sfruttare i concerti a fini politici; ai gruppi stessi questo non piaceva.

Nel luglio ’76, a Londra arrivarono i Ramones. C’era una forma di competizione tra Londra e New York, oppure vi consideravate parte dello stesso movimento?
Direi più la seconda... Avevamo sentito parlare dei gruppi americani, ma quando iniziammo a suonare nessuno di loro aveva ancora inciso un album. Fu incredibile poi accorgersi di quanto eravamo simili pur senza che gli uni avessero sentito gli altri. Credo dipendesse dal fatto che avevamo gli stessi obiettivi ed eravamo tutti ugualmente stanchi del passato. 

Quali altri gruppi di quel periodo apprezzavi?
Mi piacevano i Buzzcocks, Voidoids, Ramones, i Clash di “London Calling”… a quei tempi, però, ciò che apprezzavo davvero era la gente che veniva ai concerti.  

A proposito di Clash, è vero che per un momento stavi per entrare nel gruppo?
Beh, c’è una storia molto piccola a proposito: fu al tempo in cui Paul Simonon non era ancora un bassista esperto. Quando uscii dai Sex Pistols, Joe e Mick mi chiesero “cosa pensi di fare adesso?” e mi prospettarono anche la possibilità di suonare il basso nei Clash. Poi però non se ne fece nulla, perché c’era Paul. E qui finisce la storia.

In quale momento peggiorarono i tuoi rapporti con gli altri Sex Pistols? 
Dopo lo scontro televisivo con Bill Grundy, le cose cambiarono profondamente: sia gli atteggiamenti della gente nei confronti del gruppo, ma anche gli atteggiamenti del gruppo stesso. Era diventato molto difficile andare avanti. Io a quei tempi ero ancora giovane: quando mollai, sentivo di aver fatto la scelta migliore per me… 

Ti consideravi ancora un “punk”, dopo?
In qualche modo sì, ma volevo fare qualcosa di diverso. Quando abbandonai i Sex Pistols, l’ultima cosa che mi interessava era diventare uno di quei tanti punk-rocker di "serie b". Così, provai piuttosto a fare qualcosa di molto differente. Non sarei mai voluto diventare qualcosa come gli UK Subs o Gene October, capisci?  

Sì, capisco bene: dopo il ’77, il punk era diventato qualcosa di troppo prevedibile… non credi?
Diciamo che il pubblico trascurò sempre più il lato musicale e questo fu un vero peccato.

Una mia curiosità personale: sei tu a suonare il basso nella canzone "Schools Are Prisons" (presente nel bootleg "Pirates Of Destiny")?
Allora, ti spiego: conoscevo il produttore Dave Goodman e feci per lui qualche session, registrando parti di basso. In seguito, Goodman assemblò alcune canzoni pubblicando dei prodotti discografici a nome dei "Sex Pistols", ma che tuttavia non erano affatto dei Sex Pistols, e questo mi diede un certo fastidio. Insomma, potrei aver suonato il basso di "Schools Are Prisons", ma non posso dirlo con certezza perchè inizialmente non si chiamava in quel modo... 

“Vicious White Kids”: come mai nel ‘78 ti sei trovato a suonare con Sid Vicious, dopo che  prese il tuo posto nei Sex Pistols? 
Il punto è che la gente credeva fossimo acerrimi nemici, mentre non era affatto così. Pensammo allora di organizzare un singolo concerto insieme per dimostrare che eravamo in buoni rapporti… il concerto fu grande, e forse saprai che esiste anche un disco a testimoniarlo. La registrazione fu effettuata da qualcuno del pubblico con un registratore a cassetta, questo è il motivo per cui il suono è quello che è!

Nel 1996 ti sei riunito con gli altri Sex Pistols in occasione del tour mondiale… E’ stata per te un’esperienza positiva? 
Sì, molto! Abbiamo finalmente suonato di nuovo la nostra musica e l’abbiamo fatto in cinque continenti diversi, davanti a quasi un milione di persone… è stato davvero straordinario. Sai, molti gruppi di successo continuano a suonare le stesse canzoni per decenni, fino a quando non diventano datati; a differenza di tanti, noi invece non l’avevamo mai fatto prima, quindi sembravamo ancora abbastanza “freschi”. Per ovvie ragioni non poteva essere come nel ’77, ma nessuno di noi ha mai pensato che lo fosse. 

Come sono i tuoi attuali rapporti con gli altri? 
Discreti, quando capita di sentirci. Vedo Paul abbastanza spesso, perché mio figlio è diventato un fan del Chelsea e anche Paul lo è. Recentemente, ci ha anche procurato gli abbonamenti. Steve invece ora vive in America e lo sento di tanto in tanto. Anche John vive in America, con lui ci sentiamo circa una volta ogni due anni…  

Hai qualche rimpianto sul passato?
Il passato non si può cambiare. Il futuro è quello che conta. 

Impegni a breve scadenza?
Tanti! Come sai, ho un nuovo gruppo, i Philistines: abbiamo fatto un po’ di date in  giro per l’Europa e abbiamo un concerto domani notte. La prossima settimana, poi, andrò come ogni anno a New York per suonare al festival dei Ramones, insieme a membri di Blondie e David Bowie’s band, e altri… 

Conoscevi bene i Ramones? 
No, non direi che li conoscessi molto bene, nel senso… quando li incontrai, erano soltanto quattro ragazzini. Mi interessano però tutte le persone che oggi sono coinvolte nel mondo dei Ramones, ed è anche un’ottima scusa per tornare a New York! 

Che tipo di musica ascolti per puro divertimento o per rilassarti?
Ascolto i miei vecchi preferiti: Faces, David Bowie, e tanti altri. Se vedessi il mio scaffale dei dischi, credo che rimarresti alquanto stupito! Per come la penso, se si ascolta sempre lo stesso genere di cose si finisce per rimanere musicalmente limitati. Questo è il motivo per cui ascolto molta musica diversa…

Quali gruppi recenti ti piacciono? Qual è l'ultimo disco che hai comprato?
Di gruppi oggi ce ne sono così tanti... è davvero difficile seguirli tutti! Ti dirò che ultimamente non mi dispiace Mika! (ride)... L’ultimo disco che ho comprato è un album degli OutKast: mi piace solo una canzone, il resto dell’album è spazzatura.

Conosci l’Italia? Quando tornerai qui a suonare? 
Sono già venuto una decina di volte: mi piace venire in Italia, tornerò a breve! 

Speriamo di vederti presto, allora... e grazie!
E' stato un piacere! Ciao! (in italiano)

 

Fonte ondarock.it

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