Le 'prove' di ieri sera sono state in realtà la data zero di quello che succederà sabato sul quel palco immenso, con schermi enormi che permetteranno di guardare Vasco negli occhi anche a chi, dal Pit 3, vedrà solo un puntino sul palco tra giochi di luce. Ci sono i 40 anni di Vasco con tante canzoni dei primi album che nei concerti più recenti non faceva più, quelle a cui chi ama Vasco dagli esordi è più legato: Ha aperto con Colpa d’Alfredo, poi Alibi, Vivere una favola, la Combriccola del Blasco. Gaetano Curreri suona il pianoforte in un accenno di Jenny e di Silvia poi Anima Fragile. Chiude Albachiara. La regia è perfetta, Vasco a 65 anni suonati è in formissima, chitarristi eccelsi si avvicendano in assoli (Solieri, Burns, Pastano, Braido) e per domani si annunciano anche ospiti (si parla di Valentino Rossi, Fiorello, la Mannoia).
Ci si emoziona, si canta, si balla, si ripercorrono ricordi, magari quelli di un viaggio verso il mare coi finestrini abbassati cantando, di un amore, di un’estate, di una disillusione.
Ma si fatica anche.
C’è da camminare tanto, il parco è grande e i parcheggi più vicini sono già esauriti con le prenotazioni, non ci sono taxi, navette, autobus, nulla. Il concerto dura quasi 4 ore. I prezzi dentro il parco sono alti, sei euro una birra, sei euro una piadina, 2 euro la bottiglietta d’acqua, c’era fila anche se eravamo meno di ventimila e solo in zona PIT 1. Portatevi salviette umidificate o igienizzanti, mettete in conto bagni chimici con scarichi intasati, dopo le 23 serve anche una maglietta più pesante. E soprattutto mettete in conto di avere molta pazienza. Girare per Modena ora è come entrare in un labirinto senza sapere come e quando se ne uscirà. Le file a ingressi e casse c’erano ieri con meno di 20.000 persone; domani saremo 225mila. A fine concerto meglio non uscire subito e tutti insieme o sarà ingestibile. Sarà una giornata lunghissima. Ma credo valga la pena.