E’ stata una sessione fiume quella della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria tenutasi ieri a Modena sul riordino della rete di emergenza urgenza. Molti i sindaci che hanno chiesto ripetutamente che la riorganizzazione venga sottoposta a un monitoraggio puntuale per vigilare e raddrizzare il tiro laddove si evidenziassero criticità.
Sono stati i comuni della Bassa modenese e quelli della montagna ad aver espresso le maggiori perplessità di fronte alla riorganizzazione della rete dell’Emergenza-urgenza della nostra provincia durante la sessione fiume della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria tenutasi ieri a Modena.
E se tutti quanti convergono sulla necessità di un cambio di rotta per far fronte a uno dei momenti più critici del nostro sistema sanitario, non sono però mancate le critiche. A destare preoccupazione sono in particolar modo la rimodulazione della rete dei mezzi di soccorso sul territorio e il ricorso in modo ancor più massiccio al volontariato.
Se da un lato infatti scontiamo una carenza fortissima di medici e infermieri, è altrettanto vero che il mondo dell’associazionismo non se la passa meglio e dunque, si interrogano lecitamente alcuni sindaci, “per quanto ancora il volontariato che già gestisce il 50% della flotta di mezzi dell’emergenza-urgenza riuscirà a reggere lo sforzo che gli viene richiesto?
E se l’appello giunto da più parti è quello di non “mischiare volontari e professionisti”, per molti il boccone più amaro da buttare giù è senza dubbio il ripensamento dei mezzi di soccorso avanzato, ovvero quelli con a bordo medico o infermiere. il piano prevede infatti il passaggio dell’automedica di Maranello a infermieristica, la cessazione a Mirandola del servizio notturno di auto infermieristica e lo switch delle ambulanze infermieristiche Modena 6 e Nonantola 12 in mezzi base.
Molti sindaci hanno poi chiesto ripetutamente che la riorganizzazione venga sottoposta a un monitoraggio puntuale per vigilare e raddrizzare il tiro laddove si evidenziassero delle criticità.
A cercare di riunire le truppe prima del voto ci ha pensato l’assessore regionale Raffaele Donini, che per 5 ore ha presidiato ininterrottamente l’assemblea, “Se questo cantiere non partisse - ha chiosato - rischieremmo di dover chiudere i nostri Pronto Soccorso. Il volontariato non sostituirà i professionisti ma li integrerà, ha assicurato, e dal momento che i confini tra territori non sono certo la muraglia cinese, e visto che Modena non è un’isoletta del Pacifico, penseremo a un sistema più integrato con Bologna così come con Reggio Emilia per dare al cittadino il servizio migliore a livello interprovinciale”.
La riforma è stata approvata in Ctss: 2 i comuni contrari (Fiumalbo e Rio Lunato), 13 gli astenuti (Polinago, Serramazzoni, Guiglia, Zocca, Medolla, Concordia, San Felice, Finale Emilia, San Prospero, Camposanto, Cavezzo, Bomporto, Ravarino, Bastiglia, Nonantola) e 20 i favorevoli (Modena, Palagano, Lama Mocogno, Formigine, Carpi, Castelfranco, San Cesario, Maranello, Fiorano Modenese, Prignano, Soliera, Spilamberto, Castelvetro, Marano, Vignola, Castelnuovo Rangone, Savignano sul Panaro, Pavullo, Pievepelago, Campogalliano).
Segno evidente che le crepe nel Pd sono sempre più profonde.
Jessica Bianchi