La app Immuni –per il tracciamento del coronavirus- è stata scaricata in Emilia Romagna dal 15.5% dei cittadini, con dati in aumento con l’aumentare del numero dei contagi così come della tanta pubblicità che ultimamente si fa al grido di “più siamo più ci proteggiamo”.
Ma non ci sono controlli, non ci sono “imposizioni”: tutti i comportamenti che seguono, dal momento in cui si scarica l’applicazione sul proprio cellulare, continuano a rimanere discrezionali. E a quanto pare non solo i comportamenti dei cittadini, ma anche quelli delle Asl.
“Si è data molta più importanza alla privacy che alla salute pubblica. – dice il prof. Michele Colajanni, fondatore della Cyber Academy di Unimore intervistato da Chiara Tassi - E questo ritengo che oggi sia un problema: se c’è in ballo una questione di salute nazionale probabilmente è meglio, per un breve periodo, che mettiamo da parte la privacy e cerchiamo di far sapere almeno al medico curante, oltre che all’interessato, che c’è un rischio di contagio”.
Nello scaricare l’applicazione però si legge che la stessa invierà al server del Ministero della Salute una segnalazione se il cittadino in questione è stato avvertito di un contatto a rischio. Questo significa che il Ministero, volendo, può risalire a me che dovrei in teoria essermi messa in quarantena fiduciaria?
Sarebbe interessante che fosse così, purtroppo come la dicevo abbiamo invece anteposto la riservatezza al bene comune. Quello che viene comunicato è infatti un codice crittografico attraverso il quale non è possibile risalire alla persona interessata, o meglio al cellulare che ha ricevuto la comunicazione. Tutto è demandato alla sensibilità della persona che viene avvisata ma non c’è assolutamente possibilità, allo stato attuale, di tracciare il nome della persona.
Mettiamo che, da cittadini modello, una volta avvisati di essere entrati in contatto con una persona positiva, ci mettiamo in isolamento. Da lì in poi che cosa dobbiamo fare?
Non è detto che ci dobbiamo mettere in isolamento, dipende anche questo dalla Ausl di appartenenza. C’è un numero di telefono al quale rivolgersi e a seconda della Ausl di appartenenza le potrà essere suggerito di mettersi in autoisolamento, oppure riceverà un’intervista per sapere con quali altre persone è entrata in contatto o, in altre fortunate situazioni, le verrà addirittura proposto di fare un tampone. Purtroppo, anche da questo punto di vista, non c’è uniformità nella conseguenza della segnalazione. E questo è il secondo problema che andrebbe risolto.
Ci ricordi infine quanto è stato speso per rendere operativa questa app?
Immuni è stata sviluppata in modo gratuito. Senza dubbio però ci saranno stati investimenti dal punto di vista delle strutture, delle persone, della gestione, della manutenzione, ma di quanto è stato speso per questi capitoli non è dato sapere.