155 interventi in appena 5 mesi, dal 15 agosto 2018 al 15 gennaio di quest’anno. Un servizio su cui l’Emilia Romagna investe ogni anno 3 milioni di euro ed il cui cronoprogramma è stato terminato in anticipo di un anno rispetto alla tabella di marcia, con 180 piazzole già operative in regione.
Tanti soldi investiti per garantire la sicurezza dei cittadini nell’emergenza urgenza e sopperire alla chiusura dei punti nascita di montagna. Un servizio che in molti casi può fare la differenza –come ha detto l’assessore alla sanità Sergio Venturi- ma che pare a volte venga utilizzato anche quando non strettamente necessario. Non vogliamo parlare di spreco di risorse, ma c’è da considerare che per la sola attivazione del servizio di elisoccorso si spendono –la notizia è però ufficiosa, secondo la Regione infatti è impossibile stimare il costo di un intervento - circa 10mila euro a soccorso.
E saltano all’occhio i numeri della provincia di Modena (52 interventi in 5 mesi), comparabili a quelli del bolognese (59) e ben al di sopra di tutte le altre province della nostra regione (3 nella provincia di Piacenza, 8 a Parma, 6 a Reggio Emilia, 18 a Ferrara, 2 a Ravenna, 2 a Forlì-Cesena, 2 a Rimini e 3 extra regione). Abbiamo provato a chiedere spiegazioni: l’Ausl modenese ha rimandato alla Regione, che si è limitata a risponderci che “il numero di interventi per provincia dipende dal numero di richieste e dalla valutazione, da parte delle Centrali operative, della competitività del mezzo aereo rispetto al soccorso a terra”.
Ora si sa, le strade modenesi sono un colabrodo, ma diventa difficile spiegare questi numeri alla luce delle condizioni della viabilità anche nelle altre province.
Chiara Tassi