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Modena Salute Covid, situazione epidemiologica in progressivo miglioramento

Covid, situazione epidemiologica in progressivo miglioramento

Brambilla, Ausl: lincidenza scesa sotto il livello dallarme (fissato a 50 ogni 100mila abitanti) nel modenese infatti abbiamo raggiunto quota 46 nuovi casi ogni 100mila abitanti e anche la percentuale di primi tamponi positivi calata al 2,3%

Lascia un commento | Tempo di lettura 285 secondi Modena - 30 Sep 2021 - 13:54

“La situazione epidemiologica è in progressivo miglioramento”. Sono state queste le prime parole di Antonio Brambilla, direttore generale dell’Ausl di Modena, nel commentare i dati relativi alla circolazione virale nel nostro territorio. “A parte gli  0 - 3 anni in tutte le altre fasce d’età la circolazione virale è in diminuzione a dimostrazione dell’efficacia dei vaccini. Significativo il fatto che le dieci classi attualmente in quarantena riguardino studenti sotto ai 12 anni”. In calo anche i casi seguiti a domicilio, 2.028, ben mille in meno rispetto ai numeri del 14 settembre. Sostanzialmente stabili anche i ricoveri: 52 le persone attualmente ricoverate negli ospedali modenesi (11 quelle trovate positive al tampone ma entrate in ospedale per cause diverse dal Covid): di cui 41 in area medica, 7 in sub intensiva e 4 in terapia intensiva. “La pressione sulle strutture ospedaliere - prosegue il direttore - non desta preoccupazione. D’altronde 52 positivi su oltre di 2mila posti letto sono numeri del tutto accettabili. Speriamo che nel corso dell’autunno le cose non cambino”.

Ad oggi la percentuale di popolazione target inserita nel circuito vaccinale è pari all’83,5%, “abbiamo superato l’obiettivo nazionale dell’80% e siamo sopra la media regionale per quanto riguarda la vaccinazione dei giovanissimi. Raggiunto infatti il 67% tra i  12 - 14 anni e sfioriamo l’80% tra i 15 - 19 anni”. E se la risposta relativa alla dose addizionale, la terza, prevista per i più fragili non è ancora all’altezza delle aspettative (solo 226 coloro che hanno risposto all’appello su una platea di circa 5mila soggetti), continua invece a crescere la percentuale di popolazione dai 12 anni in su non suscettibile all’infezione, oggi stimata intorno all’86,7%.

“La funzione del vaccino - spiega il professor Andrea Cossarizza, immunologo di Unimore - è quella di mettere in moto il sistema immunitario la cui risposta dipende da numerosi fattori, in primis l’età. Vi sono pertanto alcune categorie di persone che necessitano di un aiuto maggiore poiché il loro sistema immunitario è più debole. Nella fase emergenziale avevamo la necessità di vaccinare quante più persone possibile in un arco di tempo ristretto, per mettere al riparo la popolazione modenese, oggi le cose sono differenti. Passiamo da una medicina di comunità per così dire a una personalizzata, tarata per chi ne ha maggior bisogno, per migliorarne la risposta individuale”. 

Il numero di inoculazioni giornaliero diminuisce e questo comporterà “una rimodulazione dei punti vaccinali che, lo ricordiamo, dal mese di ottobre, sono tutti ad accesso libero, per poter reinserire il personale negli ospedali e sul territorio”, aggiunge Brambilla. 

E a chi lamenta un crollo della risposta anticorpale dopo le due dosi, a partire dai sanitari, i primi a cui è stata fatta la somministrazione, Cossarizza è laconico: “in assenza di patogeno gli anticorpi scemano ma non spariscono. Il calo è fisiologico ma ciò che conta sono le cellule che abbiamo, non rilevabili dal sangue, e che sono in grado di produrre tali anticorpi qualora rientrassero in contatto col virus”.

Il quintuplo delle possibilità di contagiarsi, otto volte in più di essere ricoverati e un rischio 15,6 volte superiore di essere trasferiti in terapia intensiva. A sottolineare le differenze tra non vaccinati e vaccinati contro il Coronavirus è l’ultimo Report dell’Agenzia sanitaria e sociale della Regione, che ha analizzato l’incidenza del Covid-19 e delle sue conseguenze in Emilia Romagna nel periodo dal 26 agosto al 22 settembre. Nella platea considerata dall’analisi, i vaccinati al 30 giugno scorso, l’efficacia media dopo il completamento del ciclo vaccinale è superiore all’82% nel prevenire le infezioni, oltre il 91,4% nell’evitare i ricoveri, ordinari o in terapia intensiva, e pari al 93,5% per quanto riguarda i decessi. I cicli di immunizzazione dimostrano la loro tenuta: con una media di 7 mesi trascorsi dopo la vaccinazione, l’efficacia si mantiene superiore all’80% nei confronti delle infezioni e al 91% per i ricoveri.

La vaccinazione resta la prima arma per combattere il virus poiché, anche i tre nuovi farmaci approvati da Aifa per la cura dell’infezione da Covid, conclude il professor Cossarizza, “vanno usati con cautela e nel modo corretto. Possono infatti essere somministrati solo seguendo regole rigide e quando la malattia è ancora in fase iniziale ovvero prima che si scateni il disastro immunologico che conosciamo. I farmaci monoclonali fanno, in tempi più veloci, quel che farebbe il nostro sistema immunitario ma non sono una panacea e vanno utilizzati in ospedale, sotto stretta osservazione e solo da professionisti, non certo come terapie casalinghe”.

 

Jessica Bianchi 

 

 

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