Stanno meglio anche le due bimbe di 3 e 5 anni ricoverate in un primo momento in gravissime condizioni dopo l'incendio che l'altra sera ha coinvolto le cantine di una palazzo di via Turri, in zona stazione a Reggio. A causa del fumo sono stati due i morti -marito e moglie marocchini- e gli 38 intossicati.
La procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, per ora a carico di ignoti. E non si esclude alcuna pista, nemmeno che dietro al dramma possa esserci un gesto doloso. Uno dei pochi elementi certi è che tutto è partito da una cantina del palazzo al civico 33, sprovvista però di impianto elettrico. Difficile, quindi, che si sia trattato di un cortocircuito. Altro elemento certo il fatto che quella cantina, vuota al momento del rogo, qualcuno, abusivo, la utilizzasse come riparo: sono state infatti trovate dai vigili del fuoco tracce di coperte bruciate.
Una zona particolarmente degradata di Reggio, quella. Tra le criticità anche il fatto che, spesso per inadempienze degli stessi condomini, manca un impianto centralizzato di riscaldamento, come ha confermato l’amministratore del condomino, l’architetto Michele Matrone, a Federica Boccaletti: "Il teleriscaldamento in quel condominio è chiuso dal 2015, quindi non c'è più riscaldamento centralizzato, ma è rimasto solo l'impianto idrico e quello elettrico - puntualizza Matrone- Per scaldarsi quindi i residenti o sono dotati di impenti autonomi o utilizzando bombole a gas o cose simili. I Vigili del Fuoco, che ho chiamato qualoche tempo fa proprio per verificare le condizioni di sicurezza, mi hanno detto che se c'è un'unica bombola all'allacciata va bene, ma se ce ne sono di più assolutamente no. Va considerato poi che avere accesso agli appartamenti, essendo proprietà privata, non è semplice. Nessuno però mi ha mai segnalato, da questo punto di vista, inadempienze per quanto riguarda il numero delle bombole".