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Modena Salute Scuola: in Emilia Romagna il 4,8% degli studenti ha manifestato Disturbi Specifici dell'Apprendimento

Scuola: in Emilia Romagna il 4,8% degli studenti ha manifestato Disturbi Specifici dell'Apprendimento

Maggior numero di segnalazioni a Modena. Intervista al dott. Paolo Stagi, Direttore di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza dellAusl di Modena

Lascia un commento | Tempo di lettura 381 secondi Modena - 11 Jul 2019 - 16:13

I dati divulgati dall’Ufficio scolastico regionale fanno emergere una forte crescita rispetto agli anni passati. A livello nazionale i dati evidenziano una percentuale del 3,2% di segnalazioni del disturbo. Il dato è nettamente inferiore a quello della sola nostra Regione. Ci sono poi regioni che registrano percentuali bassissime, come la Calabria con lo 0,8%, la Campania con l’1,1% e la Sicilia con il suo 1,3%.

E’ il prodotto del ritardo con cui viene attivato il sistema diagnostico – si legge nel report -  nelle varie regioni

A livello provinciale, in Emilia Romagna, il maggior numero di segnalazioni si è registrato a Modena (6,4%), quello più basso a Piacenza (3,7%).

Ci spiega in maniera più chiara e approfondita il dott. Paolo Stagi, Direttore di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza dell’Ausl di Modena

Partiamo dal significato di Disturbo Specifico dell’apprendimento

“Se un bambino ha un normale o anche elevato livello di intelligenza e ciononostante mostra delle difficoltà persistenti nell’apprendere i meccanismi di base, di lettura, scrittura e calcolo, questo ha verosimilmente un Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Specifico vuol dire focale, che riguarda cioè solo questi meccanismi. Questi bambini sono perfettamente in grado di apprendere, ma lo fanno attraverso metodologie alternative alla lettura o alla scrittura”

Dott. Stagi, si tratta di una disabilità dei tempi moderni oppure si è sempre mostrata?

“Tutti i disturbi dell’apprendimento devono essere visti come un rapporto tra qualcuno che insegna e qualcuno che apprende. E’ ovvio che tanti anni fa quando la scolarizzazione non era diffusa oppure si limitava alla frequentazione sino alla 5° elementare o ai primi anni delle medie, tutta una serie di problematiche non emergevano, perché sono problemi legati ai livelli successivi dell’apprendimento.

Noi in Italia, tra l’altro, abbiamo un modello particolare: i bimbi disabili, quelli cin problemi molto seri, frequentano comunque le classi comuni in una misura del 99,2%. La scolarizzazione perciò è massiccia ed estesa. E’ chiaro che quanto più è diffusa la scolarizzazione, tanto più emergono questi problemi”

Come si commenta questa forte crescita di segnalazioni DSA?

“E’ chiaramente legata ad un anno preciso, il 2010 quando è stata promulgata la legge 160 sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Da quel punto in poi abbiamo visto aumentare il numero delle richieste di valutazioni e di conseguenza anche il numero delle segnalazioni. Però questo non deve sorprendere oltre il dovuto perché se si va a guardare il BSM5, il manuale di classificazione dei disturbi mentali e comportamentali, che è stato pubblicato dall’Associazione degli Psichiatri americani nel 2013, si vede che i livelli attesi per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) variano dal 5% al 15%. Quindi i valori che si stanno discutendo in questi giorni si collocano esattamente neanche a metà del range preso in considerazione.

Perciò il risultato evidenziato su Modena e in generale in alcune province della Regione, è il frutto (Modena in particolare) di 14 anni e più di lavoro fatto con gli insegnanti. Per esempio con il Centro Memo, quello di documentazione che porta il nome di uno degli iniziatori di questa collaborazione con la scuola, Sergio Neri. I dati vanno guardati in modo positivo. Ci stiamo semplicemente allineando a quella che è l’epidemiologia attesa a livello internazionale, di questi disturbi.

Noi abbiamo un sistema informatico di rilevazione per questo tipo di disturbi, sia da parte dell’ufficio scolastico provinciale e regionale, sia a livello di neuropsichiatria, che forse è il più avanzato d’Italia, anzi tolgo il ‘forse’, è il più avanzato, su questo non ho molti dubbi”

Come mai nella nostra regione si registrano dati molto diversi? A Modena, come dicevamo, il picco, a Piacenza invece il dato più basso. E tante le differenze anche nei dati registrati a livello nazionale, da regione a regione

“La Regione Emilia Romagna ha sempre posto un’attenzione particolare alla scuola, all’istruzione e ai servizi sociali. Dato che questi due ultimi ambiti sono in parte collegati, non mi sorprende che si siano registrate percentuali elevate e le regioni dove i servizi territoriali di neuro psichiatria e quelli scolastici sono organizzati più o meno come da noi, nel senso che viene fatto uno screening dell’apprendimento due volte l’anno nelle classi prime e seconde, i risultati sono all’incirca simili. E’ dove non si fa questo che i dati sono diversi.

Vige un sistema di rilevazione sistematico che è ormai certificato per quanto riguarda le neuropsichiatrie dal 2010 e si chiama ‘Flusso Simpier’. Sono flussi amministrativi correnti che consentono di confrontare indicatori fra le varie aziende, in modo da consentire i miglioramenti della qualità dei servizi erogati.

In tutti gli aspetti si rilevano delle differenze tra le varie Usl. Con Reggio Emilia per esempio che è la nostra vicina di casa, tendiamo ad andare a braccetto. I numeri possono essere diversi anche a causa della quota dei privati perché ci sono territori in cui le famiglie tendono a rivolgersi ai servizi privati per liste di attesa più corte. E’ vero ci sono regioni che hanno liste di attesa di due anni per avere una valutazione sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Noi in Emilia Romagna le abbiamo di due o tre mesi, a seconda dei momenti dell’anno, a volte meno.

Però anche pagando il servizio e ottenendo una segnalazione ai sensi della legge 170 del 2010, questa segnalazione non può essere esibita in modo automatico alla scuola, perché non è valido. Deve passare attraverso una validazione della Usl che valuta diversi parametri, come per esempio la coerenza della somministrazione dei test, se sono stati somministrati correttamente, se i conteggi sono coerenti, se non ci sono grossolani errori nel conteggio dei valori che sono attesi dai vari test.

Secondo me non è quello il problema, il problema è nella scolarizzazione: tanto più è diffusa e quanto più i livelli richiesti a scuola aumentano, soprattutto nelle scuole superiori, tanto più sale il numero di ragazzini che trova difficoltà”

Quindi il fatto che l’Emilia Romagna abbia maggiori segnalazioni rispetto a tante altre Regioni è perché il sistema scolastico e sanitario funzionano sotto questo punto di vista?

“Secondo me sì. Poi la legge stessa dice che i problemi devono essere risolti nell’ambito della scuola se è solo un problema di lettura e scrittura, se invece c’è un ulteriore problema, allora saranno i servizi sociali ad entrare in azione”

Patrizia Santini

 

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